Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
A volte anch’io Gesù, non ce la faccio ad affrontare il dolore degli altri. Giro la testa, chiudo gli occhi, distolgono lo sguardo. Per non vedere, per non capire, per non agire. Mi lascio andare e divento passivo, amorfo, insensibile, addormentato.
Poi me lo ritrovo davanti il mio calice amaro, tutto ripieno di dolore, angoscia, colpa, umiliazione, male, tutto mescolato. Non posso più girare la faccia, è dentro di me, e non posso più scappare.
Tu invece, sei li, davanti al dolore, al tuo dolore e anche al mio. Sai tutto quello che ti aspetta, lo vedi, lo vivi. Vivi l’angoscia del dolore, la disperazione per il dolore, la solitudine nel dolore. La vivi per me, con me, al mio posto. Prima di me. Quel calice amaro è davanti a te. Tu, come me, vorresti allontanarlo, rifiutarlo, ripudiarlo, negarlo, per me.
Ma mi insegni come fare, dentro al dolore. I tuoi occhi, il tuo cuore, sono rivolti al Padre, nel Padre, con il Padre. È lì che devo guardare, è lì che devo puntare.
Al Padre posso aprire il cuore. Posso dirgli: ‘Padre, non ce la faccio, non posso, non voglio. Padre non darmi questa prova, levala, portala via, lontano da me, non scegliere me. Mi pesa troppo, mi schiaccia, mi leva il respiro, mi fa morire.’
Posso mettere il mio dolore nei tuoi occhi che guardano il Padre, nel tuo cuore che è unito a Lui, nel tuo amore per Lui e dire con te: Padre, sia fatta non la mia, ma la tua volontà.
Non so perché, non so come, non so quando. Ma so che la tua volontà vale più di ogni cosa. Anche di me. La tua volontà è l’unica cosa che conta. La tua volontà è più importante anche della mia vita. È più importante anche della mia morte. Viene prima di tutto. Mi fido di te. Quello che conta è che sia fatta la tua volontà. E io la scelgo. Io la voglio. Io la amo, più di me stesso.
È quel dolore che scatena quell’offerta. È quel dolore che fa scaturire quell’offerta. È la scelta per il Padre.
Questa è la salvezza, questa è la vita. Questo è quello che vale più del dolore. Questo è quello che vale più della morte. Questo è quello che vince la morte.