La Passione

In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.  Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.   Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.   Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».   Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».   Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.   Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.  Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

 

 

E tu,   nella Passione,   con chi stai  ?

 

Con loro.

Ti dicono che la croce, è brutta.    Che non è bella.   Che non la devi vedere.  Che non la devi guardare.  Che non la devi avere.    Che ti devi allontanare, dalla croce.   E da Gesù.

E a te,   ti mettono in croce.    Ti attaccano alla croce.  Ti appendono, alla croce.  Ti fanno stare,  in croce.   Senza Gesù.

E  la spezzano la croce.     La levano la croce.  La tolgono la croce.   La fanno fuori,      la croce.  Per far fuori Gesù.    Perché di Gesù,  hanno paura.   Solo di Gesù, hanno paura.   Perché è Dio.    E lui ti può salvare.    Solo lui ti può salvare  Da loro.    Ancora. Ora. Per sempre.

 

 

Con Gesù.

Se non hai capito il senso della croce.    Se non hai capito la croce,   ti sei perso il meglio.  Ti sei perso il centro.  Ti sei perso il perno.   Di Dio. E di te.   E ti sei perso.

 

Gli scribi insistevano nell’accusarlo.         Se lo accusi Gesù.   Se gli punti il dito contro.   Se ti metti contro.    Se gli dai la colpa.  La tua colpa.    Se non è tua.  Se è solo sua.  Come fa a salvarti?

Erode  lo insultò, si fece beffe di lui.          Se lo deridi.   Se lo umili.    Se lo pesti. Se lo calpesti.   Se lo fai uno scherno. Uno scherzo. Una finta.  Una beffa.   Come fa a salvarti?

Ma essi urlavano: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”.          Se lo condanni.  Se scegli Barabba,    al posto suo.    Se ci metti Barabba,  al posto suo.    Se è meglio Barabba,  al posto suo.  Allora ce l’hai messo tu, in croce.  Lo hai voluto tu, in croce.   Lo vuoi morto tu, sulla croce.   Come fa a salvarti?

Dividendo le sue vesti, le tiravano a sorte.          Se ti prendi,  le sue vesti.    Se ti metti,  le sue vesti.      Se ti giochi, le sue vesti.   Se tiri a sorte, le sue vesti.   Se disonori,  le sue vesti.    Come fa a salvarti?

Ha salvato gli altri. Salvi se stesso!         Se lo sfidi. Se lo provochi.  Lo deve fare, per lui. Se lo porti via dalla croce.    Se lo fai scendere dalla croce.  Se gli fai rinnegare la croce.  Come fa a salvarti?

Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi.       Allora lo deve fare per te.  E lo sfidi ancora. E lo provochi ancora.   Scendi, dalla croce.  Cala giù.   Vieni via,  dalla croce.  Lascia la croce.  E salva te e noi.       Ma non è così che si salva.   Ma non è così che ti salva.

 

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.         Ecco,   come si salva dalla croce.  Ecco,  come ti salva dalla croce .    Ti mette nelle mani del Padre.     Mette la tua anima,   e il tuo spirito,  nelle mani del Padre.    Consegna il tuo spirito,  al Padre.

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.          Anche sulla croce.   Proprio  quando stai sulla croce.    Proprio perché stai sulla croce.       Il Padre   conta di più della croce. L’amore per il Padre,  è più forte della croce.      L’amore per il Padre,  supera la croce.  L’amore per il Padre,   vince la croce.     E la morte.

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.    Ecco lo spirito di Gesù,  si unisce al Padre. Si riunisce al Padre.  Si apre al Padre.    Ti apre la strada  per il Padre.  Ti porta anche te, tra le braccia del Padre.

 

Ecco, cosa è la croce.    Sono le braccia,  del Figlio di Dio.    Che ti raccolgono.   Che ti accolgono.    E ti portano al Padre.   E ti consegnano al Padre.   Che ti aprono al Padre.

Ecco,   cosa è la croce.                                                                                                        È  la chiave del paradiso.

 

 

 

 

 

 

 

 

Io sono la vite vera

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.  Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 

 

“Io sono la vite, voi i tralci.  Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,  perché senza di me non potete fare nulla.  Chi non rimane in me  viene gettato via come il tralcio e secca;  poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

E tu,    a quale vite,  stai attaccato ?

 

 

A un’altra vite.

 

Stai attaccato   a un altro.    Che non è Gesù.      Pendi da un altro,  dipendi da un altro.  Che non è Gesù.     Prendi la linfa  di un altro.   Che non è Gesù.

E porti quella linfa,  anche agli altri tralci.   Gliela passi. Gliela metti dentro.  Gliela inculchi dentro.    E riempi anche loro. Della tua linfa.    Che non è Gesù.

E la vuoi fare tu,  la vite.    Ti senti tu,  la vite.   Ti pianti da solo. Ti innaffi da solo.   E rompi tutte le altre viti.  E spezzi tutte le altre viti.  Pure Gesù.    Così rimani da solo, a fare la vite. Ma sei solo un tralcio.    E ti sei già marcito.  E ti sei già seccato.   E ti sei già bruciato.  Senza Gesù.

 

 

A Gesù.

 

Guarda la vite.   Assomiglia a una croce.     Solo Gesù,  ci sta su quella croce.  Solo Gesù è la vite.   La vite vera.

 

Io sono la vite, voi i tralci.     Ecco cosa sei. Un tralcio.   Il tralcio che sta attaccato alla vite. Il tralcio che viene dalla vite.  Il tralcio che prolunga la vite.   Il braccio della vite.   Il braccio della croce.   Le mani  della croce.

Chi rimane in me.       Ecco cosa fa il tralcio.   Sta attaccato a Gesù.  Sta dentro a Gesù. Sta innestato in Gesù.    Si tiene in Gesù.

E io in lui.     Ma è Gesù che tiene te.   È Gesù che ti tiene. Che ti sostiene.   Che ti regge. Che ti sorregge.

Porta molto frutto.     Gesù ti passa la linfa vera.    È il suo sangue divino,  che viene dalla croce.  Che scende dalla croce.   Ed entra nel tuo.       È quello,  che fa i frutti.   È quello che fa uscire i frutti.    I frutti del Padre.     I frutti che si aspetta  il Padre.   Da te.

Perché senza di me,  non potete fare nulla.         Se non ci stai in Gesù,   non sei nulla.  Non sei manco un tralcio.  Non sei manco uva.  Non sei manco acino.   Non ci stai proprio. E non puoi fare nulla.    Non ti scappa  manco un acino.   Non ti esce  manco un acino striminzito.

 

Il Padre mio è l’agricoltore.        Ecco chi lo ha piantato,  Gesù.    Ecco chi lo coltiva, Gesù. Ecco chi se ne prende cura.   Il Padre.      E se stai in lui.    Si prende cura   anche di te.  Come di lui.    Perché sei parte di lui.   Sei parte del Figlio.

Ogni tralcio che in me  non porta frutto, lo taglia.     Se stai in Gesù,   ma non fai passare il sangue di Gesù.   Se lo blocchi il sangue di Gesù.    Se lo negh i il sangue di Gesù.    Ti sei negato da solo.  Ti sei svuotato da solo.      E sei diventato   un tralcio   finto,  falso, vuoto.  Marcio, arido, secco.   Inutile.      E ti spezzi da solo.  E ti tagli da solo.    E cadi da solo.

E ogni tralcio che porta frutto lo pota, perché porti più frutto.    Ma se fai frutto.  Non ti taglia. Ti pota.    Ti pulisce, ti ripulisce.    Ti leva solo quello che ti impedisce,   ti blocca,  ti ferma. Solo quello  che non fa uscire  i frutti di Dio.        E allora,   scorgano  le opere di Dio.

 

E diventi uva.    E diventi grappolo.                                                                                           E diventi chicco.    Chicco di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

La croce

Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.  Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.   Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.   Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.   Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.   Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.   Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

 

 

 

Ma chi  glielo ha fatto fare ?

A Gesù,   di stare su quella croce ?

Non l’ha fatto  per sé.   L’ha fatto  per te.      Per stare con te,  sulla tua croce.

 

Ha preso su di sé,    i tuoi chiodi.      Che si sono conficcati,    nel tuo cuore,   e                nella  tua anima.       Che ti hanno forato  il cuore.    E ti  hanno  trapassato  l’anima.            E  ti incatenano,   alla tua croce.

Ha preso su di sé,   le tue spine.     Che ti  bucano  il capo.    Che ti trafiggono  il capo.       Ti sfigurano il volto.

Ha preso su di sé,  gli sputi. Gli insulti.     Che ti umiliano.  Che ti denigrano.  Che ti isolano.

Ha preso su di sé la lancia,   che chi ha spaccato il cuore.    Che ti ha lacerato,  spezzato   il cuore.   E ti fa morire.

 

Gesù  sta sulla croce,  con le braccia aperte.    A braccia aperte, verso di te.   Abbraccialo.

Metti le tue spine, sulle sue.  Dentro le sue.      Metti le tue piaghe sulle sue. Dentro le sue.  Metti la ferita del tuo cuore,  sul suo.    Dentro  il suo.

E si riempiono di lui.   Si riempiono di Dio.    E guariscono in Dio.

Se lo abbracci,  su quella croce.      Risorgi con lui,  da quella croce.

 

Ecco la Pasqua.

Non è solo la sua.

È anche la tua.

 

 

 

 

 

 

 

La croce

quadro - Copia

 

 Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»

 

 

 

 

Tu hai paura, di quella croce.     Non la vuoi vedere.    Non la vuoi guardare.   Non ci vuoi avere a che fare.        Perché ti ricorda il dolore,    e tu già non reggi il tuo.

 

Prendi il tuo dolore,  mettilo su quella croce.    Gesù è venuto a prenderlo,  su quella croce per farlo suo.

Ci stai attaccato al tuo dolore.   Ci stai appiccicato, ci stai incatenato.   Lascialo andare. Lascialo attirare da lui.

 

Solo su quella croce,   quel dolore può essere capito.     Solo su quella croce,   può essere abbracciato.     Solo su quella croce,    può essere sanato.

 

Solo su quella croce,   trova il senso.

 

Solo  in  Gesù,   su  quella croce,

diventa  la tua  salvezza.

La   tua  risurrezione.

 

 

 

 

 

 

 

Passione

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In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.  Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.  Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».  Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».  Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

 

 

 

È ancora così,  Gesù.     Sei ancora condannato.

 

Gesù,      stai dalla parte  del giusto condannato.      Perché lì sta Dio.   Sei  venuto a stare con lui,  nella verità.       A portare le sue catene,   che gli hanno messo   gli ipocriti, i falsi,      i potenti,  che odiano la verità.   E odiano Dio.

 

Gesù,     stai dalla parte del tradito,   venduto, usato.     Perché lì sta Dio.    Sei  venuto a compensarlo   con il tuo bacio vero.    Con il tuo amore vero.  Che non tradisce mai.

 

Gesù,      stai dalla parte   dell’umiliato,   dell’offeso,  del rifiutato.     Perché lì  sta Dio.   Sei venuto a ridargli  la dignità e l’onore.   L’onore del Figlio di Dio.   Sei venuto a farlo,  re.

 

Gesù,     stai dalla parte del  frustato.    Di chi è colpito,   ferito,  calpestato.    Violentato.     Di chi è oltraggiato,  nel corpo e nell’anima.      Perché lì sta Dio.     Sei  venuto ad entrare in quelle ferite.   Solo tu,  le puoi capire.  Solo tu,  le puoi vedere.   Solo tu,  le puoi guarire.

 

Gesù,      stai con chi è oppresso,   schiacciato da una croce ingiusta, pesante,   che non ce la fa  a  portare.     Perché  lì sta Dio.    Sei venuto a prenderla   su di te.    A portarla tu, al suo posto.    A portarla con lui.   Spalla a spalla.    Per non lasciarlo solo.   E  andare con lui,  in paradiso.

 

Gesù,      stai con chi casca per terra.    Perché non ce la fa più.    Non ha più la forza. Casca sotto il peso del dolore,   della sofferenza,   dell’angoscia.       Perché lì sta Dio.    Sei  venuto a tirarlo su.   A rialzarlo.   Con te,  e in te.     A dargli la tua forza.   E  la potenza   del Figlio di Dio.

 

Gesù,       stai con chi è messo in croce.     Crocifisso, perché è giusto,   perché è vero, perché è tuo.     Lì sta Dio.     Sei venuto a prenderti  il dolore dei chiodi   sulle tue mani,   sei venuto a farti bucare  i piedi,  e il costato.   Per stare al posto suo.   E far diventare santa quella croce.  E  santo anche lui.

 

Gesù,       stai con chi sulla croce,    si sente abbandonato da Dio.    Con chi si sente perduto,  dimenticato,  smarrito.      Lì sta Dio.      Sei  venuto a stare con lui,    in quella disperazione.      E sei venuto ad invocare  il Padre per lui.    Al posto suo.    E a  metterlo nelle mani del Padre.

 

Gesù,       stai con  l’innocente   che muore sulla croce.      Perché lì sta Dio.     Sei venuto a morire  con lui.   Per lui.      E  per tutti.    Per vincere la morte.     Per far morire la morte.   Per vincere il male che  fa  morire.     Per salvare tutti  gli uomini,   dal male e dalla morte.

 

Era  con te,   sulla croce.

Ora lo porti con te,  in paradiso.

Subito.

 

 

 

 

 

 

 

Il Cireneo.

585-cristo (1)

 

 Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.

 

 

 

A che serve il mio dolore, Signore?  Perché il mio dolore?  Mi pesa, mi schiaccia, mi tortura.  Mi ferisce, mi finisce, mi fa morire.

A chi serve il mio dolore, Signore?  Tutti lo evitano, lo scansano, lo negano. Ne hanno paura. Fa paura.  Ma io non posso scappare.  Dove posso andare?

Da te, Gesù.  Vicino a te mentre porti la croce.  Insieme a te, a portare la tua croce.  Tu mi aspetti li.  Sai tutto di me.  Conosci il mio dolore. Lo hai fatto tuo. È diventato il tuo.  Lo porti insieme a me. Lo condividi con me.  Tu stai portando anche la mia croce.

Come il Cireneo, mi guardi e mi  dai il posto vicino a te.  Posso stare con te a portare la croce, a portare la tua croce, attraverso la mia, con la mia, nella mia.

Ecco Signore, che cosa è il dolore!  È stare con te!  Ecco, a cosa serve!  A portare un pezzetto della tua croce. A portare con te la croce. A portare per un po’ la tua croce.   Ecco Signore, a chi serve!   Al mondo,  a tutti gli uomini.   A salvare  gli uomini!

Come il Cireneo,   stiamo tutti e due sotto la croce, Gesù.  La mia è la tua croce.   La portiamo insieme.  Posso sentire il tuo braccio insieme al mio. Posso vedere il tuo viso vicino al mio. Posso incontrare il tuo sguardo, nel mio.   Nel  tuo sguardo  vedo il  paradiso, il Padre e  lo Spirito Santo.

La Trinità entra nei miei occhi, nel mio dolore.  E non è più dolore.  La croce non è più croce.  La morte non è più morte.

In te, Gesù, la mia croce  è diventata la mia risurrezione.

La mia vita.   La vita eterna.

 

 

 

 

Che cosa è il dolore?

Che cosa è  il dolore?

È l’unica cosa che ci appartiene davvero.   È dovuto alla nostra fragilità,  alla nostra precarietà, alla nostra debolezza.  È la nostra umanità.

 

Il dolore è,  la ferita dei chiodi sulla croce.  È il segno dei chiodi della croce.  È il buco dei chiodi nella croce.   È quello che ci unisce a Gesù Cristo sulla croce.

Quando saremo davanti al Padre,  le ferite dei chiodi che abbiamo sul nostro corpo, saranno la prima cosa  che Lui guarderà.    Più ne abbiamo,   più ne siamo pieni,  più assomigliamo  a suo  Figlio.

 

Tutte quelle ferite,  allora,  saranno abbracciate da Lui.  Tutti quei buchi, allora, saranno riempiti da Lui.  Tutto quel corpo piagato, allora,  sarà risanato  in  Lui.

E  risorgerai  in Lui.  E vivrai  in Lui, per sempre.

Senza più ferite, nella gioia.