Tommaso

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La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.  Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 

 

 

 

Se non vedo, non credo.

Cristo risorto,   non è una suggestione, non è una illusione, non è un’emozione.  Non è una fantasia, un’idea, un pensiero.

È una realtà.   È vivo e vero.  È Dio.  Lui può tutto. Può risorgere, tornare in vita.  Perché è la Vita.  È il Vivente.  È il Tutto.  È  la realtà.

Come Tommaso, non ti basta il racconto.  Lo vuoi incontrare. Lo vuoi toccare, come si fa con una persona viva e vera.

Anche Gesù lo vuole, per questo ti viene incontro.  Viene e ti fa vedere il suo corpo risorto.  Ti fa vedere le sue ferite.  Ti chiede di toccare quelle ferite.

Metti  il tuo dito  nel buco dei chiodi.   Senti,  non c’è più il chiodo,  non c’è più il dolore,   non c’è più la ferita.   È rimasto solo il segno.

Metti  la tua mano  nel suo fianco.   Senti,  non c’è più la lancia,  non c’è più il sangue,    non c’è più la morte.

Quelle ferite  sono ancora lì.   Sono li aperte,  per accogliere le tue ferite.  Per accogliere   il tuo dolore.   Per farti entrare nel suo corpo risorto.

Ecco la risurrezione.

È incontrare Cristo risorto.

È toccare  il segno dei chiodi  e del costato.  È mettere le tue ferite,  in quelle ferite.           È risorgere in lui.

È inginocchiarsi,  davanti a lui.

E proclamare,  “Mio Signore  e mio Dio”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Risorto !

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Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.  Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.  Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”»

 

 

 

L’amore,   ti porta al sepolcro.   Come Maria,  l’amore  per il Signore,  è più forte.  Va oltre.  E’  l’olio e il profumo che porti.

È l’amore di Dio  che aspetta il tuo amore,  che ha spostato la pietra.  Che l’ha tolta.      Che l’ha fatta rotolare via.  Che ti ha aperto la porta.

Un angelo ti annuncia  il Signore.  È una nuova annunciazione.   Come  a  Maria,  ti dice,  non avere paura.

Non cercare qui, Gesù.  Non è più qui.   Ecco il luogo dove lo avevano messo, vuoto.  Svuotato della morte.  Gesù  è risorto !

Non temere.   Entra nel mistero.  Entra in Dio.   Entra nella sua vittoria sulla morte.    Entra nel  suo trionfo della vita.   Entra nella sua  gloria.   Entra nella sua risurrezione.

 

Ecco la Pasqua.

È entrare nel sepolcro.

È toccare il sudario e le bende, svuotate dalle ferite, dal dolore e dalla morte.

È toccare  la gloria di Cristo risorto.

È  ascoltare  l’annuncio.

È  portarlo a tutti.

 

 

 

 

 

 

Deposto

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Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.

 

 

 

Gesù, deposto dalla croce, è tra le braccia di sua madre.

In quell’abbraccio,  ci sono tutti i figli  innocenti, morti, finiti.   I figli  perduti, separati, strappati, dalle braccia delle loro madri.  I figli privati del calore  del cuore delle madri.   E ci sono le madri che li piangono ancora. Che li cullano ancora. Che li amano ancora.

In quell’abbraccio, ci sono tutti i mariti uccisi.  Annullati, cancellati, rubati, dalle braccia delle loro spose . E ci sono le spose che li consolano ancora. Gli parlano ancora. Li abbracciano ancora.

Ci sono tutti i padri, malati.  Consumati tra le braccia delle loro figlie.  Scomparsi dalle braccia delle loro figlie.  E ci sono le figlie che  li sognano ancora. Li ammirano ancora. Li cercano ancora.

Ci sono le lacrime di sangue, che sono state versate.  Tutti i cuori che sono stati bucati e spezzati.  Tutto il dolore che è uscito.

Metti tutto, nell’abbraccio di Gesù e Maria.  Lasciati abbracciare anche tu, con loro, in loro, da loro.

E quel gelo,  verrà riscaldato.

Quel vuoto,  sarà riempito.

Quella lacrima,  sarà asciugata.

 

 

 

 

 

 

 

Vogliamo vedere Gesù

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In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».  Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».  Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

 

 

 

Vuoi vedere Gesù.  Vedere il suo volto.  Mettere il tuo volto nel suo.  Il tuo cuore nel suo.  Vuoi stare con lui.

Quando,  come un chicco di grano,   ti senti gettato,  buttato, disperso  per terra.    Senti   la terra  che ti ricopre.   Vedi il buio.   Ti senti finito, abbandonato, escluso.   Vai da Gesù.   Stai con lui.

E da quel chicco marcito, putrefatto, sfatto, esce  la  tua  vita nuova.  Diventa albero,  diventa frutto,   diventa rami  per gli uccelli  che cantano e lodano il loro Signore.

Gesù  è stato chicco prima di te,  per te, con te.  È stato buttato, marcito, sepolto, con te, prima di te, per te.   È risorto,  prima di te,  per te.    E  ti da  la vita vera,   la vita intera,       la  vita  eterna.

Ecco la Pasqua.

È l’ora della gloria.   È l’ora del Figlio glorificato.   Il Figlio è  la volontà del Padre.  È l’amore del Padre.  È il trionfo  dell’amore del Padre.

È  l’ora  della gloria del Padre.  Del nome del Padre.    È dal Padre che viene  la salvezza. È  dal Padre che viene   la gloria.    È  lui la gloria.

È la voce del Padre  che te lo dice, che lo conferma, che lo testimonia.   E lo Spirito Santo, come un tuono,   lo suggella, lo sigilla, lo timbra, lo certifica.

 

Ecco la confessione.

È voler vedere Gesù.  È stare con Gesù.

È stare con il Padre.  Nel Padre.  Nella gloria del Padre.

Insieme a Gesù.

 

 

 

 

 

 

 

È risorto!

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Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

 

Come Maria, l’amore ti porta da Gesù. Non puoi stare senza. Non ce la fai. Non lo hai lasciato mai. Lo hai seguito sul calvario.  Lo hai amato sulla croce.  Lo hai pianto sotto la croce. Hai raccolto il suo sangue che scendeva dalla croce.

Sei andata per prima al sepolcro, appena hai potuto. Per stargli vicino, per non lasciarlo solo. Vedi la pietra spostata, la tomba spalancata. Lui non è più lì.  Lo cerchi ancora. Con più forza, con più disperazione, perché hai paura che te l’hanno portato via, che te lo hanno nascosto, che te lo hanno rubato.

L’amore si fa più intenso, la tensione più forte. Tanto forte che ti lancia, ti spinge  a fare il primo annuncio agli apostoli. Per ritrovarlo insieme.

Come Pietro e Giovanni puoi correre con il fiato in gola, con il cuore impazzito dalla paura e dalla gioia, dal dolore e dalla speranza, di rivedere, di ritrovare il Signore.

Come Pietro puoi entrare. Il sepolcro, il posto della morte, è vuoto.  Svuotato dalla morte.  Liberato dalla morte.  Senza più la morte.

Puoi toccare con mano le bende, e il sudario.  Sono rimaste solo loro.  Sono rimasti solo i segni, solo i resti, solo il ricordo della morte.  Sono deposte, perché non servono più, non servono ai vivi.

Come Giovanni,  puoi fermarti all’entrata e guardare con gli occhi dell’anima.  Quel sepolcro si è riempito dello Spirito Santo di Dio. È stato vinto, aperto, spalancato da Dio. È esploso di luce, di grazia, di vita,  di Dio.

Come Giovanni,  puoi fare entrare nei tuoi occhi, nel tuo cuore quella luce, lo Spirito Santo.  Allora ricordi che tutto era già stato scritto, tutto era già stato annunciato.  Allora capisci. Allora senti.

Quella è la Risurrezione.  Gesù è risorto.  Il Figlio di Dio è stato glorificato dal Padre.   Ha portato anche il suo corpo nella gloria.

Doveva morire per risorgere. Doveva succedere.  Era il piano di salvezza di Dio.  Il suo piano di amore.

Per portare anche te, da lui.

Per far risorgere anche te, con lui.

 

 

 

 

 

Il sepolcro

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Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò.  Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

 

 

Gesù è nel sepolcro.  È entrato nella tua morte e anche nel tuo sepolcro.  Là dove ti sei chiuso, rinchiuso, rintanato.  Là dove ti sei rifugiato, deportato, deprivato.  Là dove vivi  vinto, morto, sepolto.  Là dove vivi ferito, bendato, con il sudario pieno delle tue lacrime e del tuo sangue.

Morto anche nell’anima.  Senza speranza, senza passione, senza futuro.  Senza gioia.  Senza Dio.

Solo Gesù risorto,  può spostare quella pietra che ti chiude,  quel macigno che ti pesa sul cuore.  Solo Gesù risorto, può spalancare il tuo sepolcro.  Solo lui può aprire il tuo cuore. Solo lui lo può liberare per sempre, da quello che lo fa morire.

Solo lui può guarire, risanare, salvare la tua anima.

Solo lui ti fa risorgere.

È il giorno della resurrezione, anche per te.

È il giorno della gioia, anche per te.

 

 

 

 

 

Il cieco nato

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In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

 

 

Gesù,  sono io  il cieco,  dalla nascita.  Cieco, vuoto della tua luce.  Assetato, bisognoso, mendicante,  della tua luce.  In modo totale, primordiale, antico.

Cieco nell’anima.  Perché il peccato mi ha portato nel buio, nella notte, nelle tenebre. Cieco del cuore. Perché non voglio vedere, non voglio capire, non voglio sentire. Non voglio amare. Cieco nel cuore. Perché chiuso, rinchiuso, rintanato, nascosto, nelle pieghe, nelle piaghe del cuore.

Gesù, tu sei la Luce. La luce di Dio, la Luce del mondo e hai pietà di me.  Fai del fango con la tua saliva.  Con la polvere del suolo, come quando hai fatto l’uomo.  Mi crei un’altra volta, mi ricrei.  Mi fai, mi rifai.  Mi dai la vita.

Mi  spalmi il tuo fango, sugli occhi, sui miei occhi.  Mi cospargi, mi ungi, mi santifichi, mi consacri.  Mi mandi a lavarmi nella piscina di Siloe.  Lavo gli occhi con la tua acqua, dell’inviato di Dio. Per diventarlo anch’io.  Per fare la volontà del Padre.  Per dirti di si.

Ora vedo!  Ora ti vedo!  Vedo la tua Luce!  Vedo, con la tua Luce!

Tu, sei stato mandato da Dio a salvarmi.  Solo tu lo potevi fare!   Tu, sei il Figlio di Dio!  Sei  il mio Signore!   Mi getto  ai tuoi piedi.  Ti adoro, ti onoro, mio Dio!   Ti lodo, ti danzo, ti canto,  Figlio di Dio!

Ero cieco. Ora vedo.

La Luce della tua Resurrezione!

 

 

 

 

La samaritana

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In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

 

 

L’acqua per dissetare il cuore. Come la samaritana, la vado a prendere ogni volta, un po’ alla volta, al pozzo delle cose, dei sentimenti, del prestigio. Nel pozzo degli altri. Nel pozzo di tutti.

Spesso non la trovo e torno a casa con il secchio vuoto. Spesso non la trovo perché mi hanno portato sulla strada sbagliata. Spesso non la trovo perché l’hanno bevuta tutta e non è rimasta per me.

Gesù, tu sei lì, e mi incontri e mi guardi e mi parli. Per farmi capire chi sei. Tu solo puoi darmi l’acqua viva, l’acqua vera. L’acqua di Dio. La tua acqua. L’acqua dello Spirito Santo. L’unica acqua che mi disseta veramente. L’unica acqua che mi disseta per sempre. L’acqua che diventa  in me,  sorgente viva.

E mi fai capire chi sono io. E io con te lo vedo il mio errore, il mio peccato. Ho preso come amanti altre cose, invece di Dio. Altre persone, invece di Dio. Altre passioni, invece di Dio. Altri amori, prima di Dio.  Altri dei, al posto di Dio.

Mi dici che cosa fare.  Mi indichi il Padre, da adorare in spirito e verità. Tu lo sai, perché sei suo Figlio.  Sei il  Messia, il Cristo, mandato da lui,   per salvarmi.

Nella Pasqua, la tua acqua,  uscirà dal tuo costato.  Se io sarò lì, vicino a te, stretta a te, alla tua croce,  potrà lavare le mie ferite e lavare il mio peccato.

Risanare il mio cuore e far risorgere la mia anima.

 

 

 

 

Trasfigurazione

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In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

 

 

Quello che sei veramente, Gesù, lo lasci trasparire, lo lasci venire fuori.  Lasci apparire il tuo splendore, la tua gloria di Figlio di Dio.

Quello che sei,  lo riveli  ora,  per farmi sapere  chi è,  quello che verrà condannato.

Ti devo ricordare così,  con quella veste di luce, quando sarai flagellato.

Ti devo vedere così,  con il Padre e lo Spirito Santo, quando sarai crocifisso.

Come gli apostoli, sarò colpito, stupito, sconvolto, stordito, dalla tua gloria,  quando  sarai risorto.

Con  Mosé ed  Elia, ti  starò vicino  e,  come  Mosé ed Elia,  ti  testimonierò e annuncerò la tua salvezza.

 

 

 

 

 

La Resurrezione

Il primo giorno della settimana, di buon mattino, esse (le donne) si recarono al sepolcro portando gli aromi che avevano preparato. E trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non vi trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre non sapevano come spiegarsi questo fatto, ecco due uomini si presentarono a loro in vesti sfolgoranti. Prese da spavento, esse tenevano il viso chinato a terra, quando essi dissero loro: Perché cercate il vivente tra i morti? Non è qui, ma è risorto. Ricordate quanto vi disse quando era ancora con voi in Galilea: che il Figlio dell’uomo doveva essere consegnato nelle mani dei peccatori ed essere crocifisso, e il terzo giorno sarebbe risorto. Allora ricordarono le sue parole e, ritornate dal sepolcro, riferirono tutto questo agli undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Marita di Giacomo; anche le altre che stavano con loro raccontarono la stessa cosa agli apostoli. Ma le loro parole parvero ad essi un delirio e non vi cedettero.- Pietro però corse al sepolcro. Ma, chinatosi, vide soltanto le bende, e ritornò a casa meravigliato per l’accaduto.

 

È il dolore che le ha portate lì, le donne.   È l’amore che le ha portate lì.   Ritornano con gli aromi, per prendersi cura di Gesù,  come lui si era preso cura di loro.  Per amarlo, come lui aveva amato loro.   Gli aromi per celebrare,  i profumi per incensare,  per riconoscere la sacralità,  per celebrare la santità di Dio.

È il dolore che ti porta alla Resurrezione.  È l’amore che ti porta alla Resurrezione.  E’ riconoscere la santità di Dio,  che ti prepara all’incontro con il Risorto.

Ecco,  sono davanti alla pietra rotolata e al sepolcro vuoto.  Per prima cosa, ti accorgi che la pietra che chiudeva il tuo cuore si è mossa, è rotolata, è scivolata via.  Nessuno la poteva muovere.  Nessuno c’era riuscito.  Era incastrata da sempre.  Il Signore l’ha mossa, l’ha rimossa per te, in te, con te, per farti risorgere.

Il sepolcro è vuoto.  È svuotato di quello che era morto. Quello che era morto non c’è più.  Non c’è più la morte.  Non la trovi più la morte.

Ora sei davanti al mistero.  Ora sei davanti al vuoto.  Ma non è un vuoto, è uno spazio.  Uno spazio anche dentro di te,  nel tuo giardino interno.  Uno spazio in cui credevi che ci fosse solo la morte,  il dolore. In cui pensavi che avrebbe sempre dominato la morte.  Ora quello spazio si è svuotato.

È successo qualcosa di imprevisto, di non pensato, di non programmato.  E’ il Signore, che è Risorto. È Il Signore glorificato che sta operando nel tuo cuore.  Che ha vinto  la tua morte.  Che ha svuotato quello spazio della tua morte.  Che sta preparando lo spazio per incontrarti con Lui,  Risorto.

Due angeli  lo dicono alle donne:  Perché cercate il vivente tra i morti?  Perché cerchi Dio tra i morti?  Perché cerchi il vivente, la vita tra i morti?  Perché cerchi l’amore tra i morti?  Perché cerchi la gioia, tra i morti?  Il Vivente devi cercare.  L’autore della vita,  il Signore della vita,  la Vita fatta persona.

Quando arriva Pietro, trova le bende.  Le bende con cui  hai fasciato le tue ferite,  le bende con cui hai ricoperto il tuo dolore,  le bende con cui hai riparato i tuoi vuoti.

Ora sono lì, non servono più,  non sono più necessarie.  Perché il vuoto è stato riempito.  La ferita è stata guarita,  il dolore è stato sanato.

Le lacrime sono state asciugate e gli occhi si sono riempiti di meraviglia.

Della meraviglia di Dio.