In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Ogni albero, si riconosce dal suo frutto. E il tuo albero, su chi si tiene ?
Gli altri.
Sono gli altri, le tue radici. Ti ci appoggi, ti ci aggrappi. Ti ci attacchi.
Ad occhi chiusi. Ti fai portare da loro. Ti fai condurre da loro. Dove vogliono loro. E cadi con loro. Come loro. Per loro.
Dio.
E’ Dio, la tua radice. Vieni da lui. Sei fondato in lui. Radicato in lui. Attaccato a lui, appoggiato a lui. Impiantato in lui.
Se c’è lui, i frutti ci sono. Sempre. Se c’è lui, i frutti ci sono. Tanti. Se c’è lui, i frutti ci sono. Concreti.
I frutti sono i fatti. I fatti che fai. Dai fatti si vede, chi sei. Dai fatti si vede, che vuoi. Dai fatti si vede chi hai, nel cuore.
Se c’è Dio, i fatti ci sono. I suoi.