L’evangelizzazione.
Che cosa è?
L’evangelizzazione parte dall’esperienza con il Cristo risorto, si basa sull’esperienza di Cristo risorto. Come Giovanni e come Maria e come gli apostoli, innamorati di Dio, che vengono mandati ad annunciare al mondo la resurrezione e la salvezza.
È necessario tornare a evangelizzare, a far conoscere la buona notizia. A testimoniare, a trasmettere la buona notizia, con la mente, ma ancor più con il cuore e con l’anima. A lasciar passare l’autore, il protagonista, dell’evangelizzazione. Che è lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, Dio stesso. È Dio che si vuole dare, che si vuole far conoscere, che vuole raggiungere i suoi figli. È Dio che ci chiede di fare da ponte. È Dio che ci chiede le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, per arrivare, parlare, portare Lui. Per risanare le ferite, per consolare gli afflitti, per riscaldare i cuori. Per asciugare le lacrime. Per ritrovare il Padre originario. Dio ha bisogno di noi. Noi dobbiamo rispondere a questo richiamo, a questo invito e dobbiamo andare. Questa è l’evangelizzazione.
L’ evangelizzazione conserva integra l’essenza dell’annuncio, ritorna all’essenza dell’annuncio. Ma nello stesso tempo sa arrivare al cuore alla mente della gente, delle persone. Sa rispondere alle domande, alle difficoltà dei tempi e dei luoghi. Fa vivere la fede nella gioia, nell’amore, nell’unità. Perché ha le sue radici nel Vangelo, nella parola di Gesù, in Gesù.
Bisogna ripartire daccapo. Le persone devono ritornare a conoscere l’annuncio. In particolare gli adulti e i giovani.
Catechesi quindi degli adulti, dei genitori, e dei giovani. Attuando un metodo che si basa sul Vangelo, sul metodo di Gesù che è il vero, unico e solo maestro. Gesù è il metodo vivente.
Una catechesi che mette in pratica il documento della CEI: Educare alla vita buona del Vangelo.
A chi è rivolta?
E’ rivolta a tutti gli adulti e i giovani e i genitori, che non si riconoscono in un movimento specifico. A tutti quelli che sono rimasti senza una formazione. A tutti quelli che cercano un posto di comunione e di confronto e di scambio umano, fraterno, spirituale. A tutti quelli che cercano. Ma non hanno ancora trovato. E a quelli che non cercano più.
Oggi c’è una nuova povertà. La povertà del cuore e la povertà dell’anima. Ci hanno impoverito il cuore. Ci hanno devitalizzato il cuore. Ci hanno inaridito il cuore. La società dei consumi ci ha consumato il cuore. Ce lo ha intasato di prodotti inutili, ce lo ha accecato con luci sintetiche, ce lo ha riempito di plastica. È diventato così di plastica anche lui.
Ce lo hanno programmato, impostato, predefinito. Lo hanno riempito di sentimenti di massa. Lo hanno fatto diventare un cuore di massa. Che può battere solo con altri cuori, che può sentire solo quello che sentono gli altri, che può vivere solo se gli altri glielo permettono. Che deve essere come gli altri, per non morire isolato, rifiutato, negato.
Ci hanno bombardato il cuore di elementi negativi. La Tv, i media, i film, i giochi virtuali, sono pieni di morti, spari, furti, violenze, mostri. Ne hanno riempito persino i cartoni animati e le playstation, per impostare il cuore anche dei bambini, così siamo già pronti. Pronti, preparati, per essere indeboliti, per essere plagiati, per essere usati, per essere asserviti. Ci hanno levato la libertà, la dignità e la verità del cuore.
Ci hanno impoverito l’anima. Ci hanno levato Dio. Lo hanno eliminato, lo hanno negato, lo hanno rinnegato. Lo hanno fatto diventare un prodotto di consumo. La nostra anima si è così inaridita, seccata, ammalata.
Per questo quando ci levano anche i soldi, l’unica cosa che ci hanno lasciato vivere, ci sentiamo morire, perché non abbiamo altro. Perché ci accorgiamo di non avere gli strumenti per affrontare la povertà. Ci accorgiamo che ci manca il coraggio, l’orgoglio, la speranza.. Ci sentiamo persi, inutili, vuoti.
Ecco, la nuova evangelizzazione, è per noi. Rivolta a noi, alle persone normali, alle persone di tutti giorni, che non ce la fanno. Non ce la fanno ad aiutare se stesse e non ce la fanno ad aiutare neppure gli altri. Fanno fatica a reggere se stesse e non ce la fanno a sorreggere gli altri. E’ rivolta agli adulti e ai giovani che hanno bisogno, voglia di ritrovare se stessi e di ritrovare il proprio cuore e la propria anima. Che hanno bisogno di ritrovare il senso, lo scopo, il perché , il come e il quando. Che vogliono tornare a sentire battere il proprio cuore e la propria anima pulsare.
Noi, siamo i nuovi poveri del cuore e dell’anima. I nuovi malati nel cuore e nell’anima. Noi, abbiamo bisogno di incontrare il Signore. Abbiamo bisogno di essere salvati da lui . Di essere amati da lui. Di essere guariti da lui. Risanati da lui. Perdonati da lui. Di risorgere in lui.
Chi la fa?
Gli innamorati di Dio. Abbiamo bisogno di Gesù che parla al cuore della gente. Abbiamo bisogno di Gesù che guarda e ama e chiama a seguirlo. E solo allora, solo a Gesù, la gente risponde di si!
Chi la fa? Un sacerdote che lo rappresenta. Un sacerdote della parrocchia. Perché il sacerdote ha il ruolo di pastore. Aiutato da una squadra, un team, un gruppo ristretto di 2- 3 persone, formate, capaci di relazione, piene di Spirito Santo. Scelte tra i diaconi, consacrati, sposati, laici. Scelte tra i migliori. Persone che hanno scelto, voluto, amato Dio, sopra ogni cosa. Gli innamorati di Dio.
Il protagonista principale della evangelizzazione è comunque sempre lo Spirito Santo. E’ lo Spirito Santo presente nel corpo mistico della Chiesa. Nel popolo di Dio che cammina insieme. Che conosce insieme, che cresce insieme, che ama insieme il suo Dio. Che loda insieme il suo Dio.
Cosa fa?
- Catechesi dei genitori. Per educare i figli alla fede. Da 1 a 18 anni. (vd. art.)
- Catechesi degli adulti (vd. art. )
- Catechesi dei giovani ( vd. art. )
I bambini hanno i loro spazi di formazione spirituale, in famiglia, nel catechismo della comunione e della cresima e nell’oratorio, (vedi articolo specifico).
I tempi e gli orari, sono da concordare con le persone interessate, per farle diventare protagoniste del loro cammino di fede. I modi sono indicati negli articoli specifici.
Dove si fa?
Nella parrocchia. La parrocchia è il luogo, il posto della Chiesa locale. Ma la Chiesa è il popolo di Dio. Quindi anche fuori, all’esterno. Dove si ritrovano le persone, dove vivono le persone. Nel loro ambiente di vita. Nei posti frequentati dai giovani. Dove andava Gesù. Come faceva Gesù.
Evangelizzare nella liturgia
Il Signore viene nella celebrazione dell’Eucaristia. Viene realmente. Dobbiamo quindi aiutare a capire la Messa, formare alla Messa. E’ un momento troppo importante, che non va sprecato. Che va protetto, vissuto, osannato. È il centro della vita del cristiano. È il trionfo della vita del cristiano. È la meta della vita del cristiano. È l’incontro con il Signore risorto.
Per la gente la Messa è diventata un’abitudine. Un posto dove si va per convenienza, per fare come fanno tutti. Per incontrare gli amici e organizzare il resto della giornata. Non sono stati formati a quel momento. La catechesi si è limitata agli incontri del catechismo della comunione e della cresima. Un catechismo a volte fatto più per far contenti i genitori, per non essere diversi dagli altri, per non essere giudicati dagli altri.
Educare quindi a conoscere e a vivere la liturgia della Messa. Spiegare cosa succede, come succede e quando succede. Spiegare che la consacrazione non è un ricordo, ma discende veramente lo Spirito Santo a trasformare la sostanza del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore risorto. Spiegare i simboli, il senso e il perché di quello che si fa. Spiegare i segni, e cosa fare e come fare. Le persone si affidano a quello che vedono. Fanno quello che fanno gli altri che sono accanto. Non sanno più perché o per come si sta alzati, seduti o in ginocchio. Pensano che siano novità ecclesiali. Non sanno più come si prende l’eucarestia e perché e quando si può prendere. Perché non sanno, non chiedono, non pensano e decidono per conto loro.
La fede personale o individuale si è diffusa, anche perché noi non abbiamo coltivato la fede. Non l’abbiamo curata, formata, protetta e guidata. L’abbiamo lasciata venire su in modo selvaggio e le spine, e i rovi l’hanno rovinata, ferita, uccisa. L’abbiamo dimenticata, l’abbiamo lasciata a se stessa. L’abbiamo lasciata alla massa, l’abbiamo data in pasto alla gente, al popolo, alla folla. E la folla sceglie sempre Barabba. Il ladro. La folla la ruba, la usa, la plagia, la violenta, la uccide. Perché non si riconosce in Dio. Perché non è di Dio.
Educare a vivere la Messa, a ritrovare la Messa. A riconquistare la Messa. A vivere la sacralità della Messa. A celebrarla, a proclamarla, a osannarla. Insieme alla Chiesa celeste. Come la Chiesa celeste. Nella Chiesa celeste.
Formare i lettori.
La celebrazione della parola non può essere rovinata. Non può essere data in gestione a chi capita, a chi vuole, a chi pretende. Non è possibile che la parola venga storpiata, mangiata, distorta, contorta, distrutta. Chi legge le letture, spesso è più preoccupato di leggere veloce, di non sbagliare, di farsi notare, di non fare brutta figura di fronte agli altri.
Non sono parole normali, è la parola di Dio. È l’unica parola che il fedele sente in tutta la settimana. Per tanti, è l’unica occasione. Se noi gliela leviamo, gliela rubiamo, gli roviniamo l’unica speranza di incontrare Dio, spegniamo l’unica luce che gli parla di Dio.
La parola di Dio è una celebrazione e va rispettata, amata, curata, protetta.Si devono scegliere quelli che la fanno passare. Non tutti lo sanno fare. Bisogna impostare una squadra preparata. Formare i lettori. Insegnargli ad amare la parola. In particolare a proclamare la parola. Insegnare la tonalità della voce, la cadenza, la precisione e il volume della voce perché arrivi a tutti.
Ma in particolare insegnare a capire il proprio ruolo. Il lettore su invito della Chiesa e benedetto dalla Chiesa, è il tramite tra Dio e il suo popolo. È colui che porta la voce di Dio, è colui che parla in nome di Dio. È colui che dà la parola di Dio al popolo. La parola di un Dio è forte, intensa, chiara, calda, amorevole, aperta, tonante, autorevole, salvifica, penetrante.
Formare ministranti e i ministri dell’eucaristia.
Chierichetti.
Essere presenti, partecipi al miracolo eucaristico, prendersi cura del miracolo eucaristico, è la più bella esperienza che un animo umano può vivere. Essere custodi, prendersi cura del corpo glorificato, del sangue santificato del Signore Gesù, del Figlio di Dio, di Dio stesso. Che meraviglia! Che grazia! Bisogna formare i bambini e i ragazzi che servono la Messa.
Bisogna spiegare ai bambini, con il cuore, con passione, che quello che è davanti a loro è veramente un miracolo. È veramente un fatto strepitoso, reale, vero. Non stanno servendo un sacerdote, non stanno giocando, non sono in mostra per essere visti da tutti. Stanno servendo il Figlio di Dio, stanno servendo Dio in persona. Sono gli angeli di Dio. Rappresentano gli angeli di Dio che circondano, glorificano, lodano, si inginocchiano, adorano, il loro Signore, il Dio del cielo e della terra.
Vanno quindi educati principalmente al senso, allo scopo, all’essenza di quel servizio. Alla precisione e in particolare alla responsabilità e alla sacralità di quel servizio. Non è un fare comune, non è una cosa qualunque, è una celebrazione, una santificazione, una glorificazione.
Ministri dell’eucaristia.
Lo stesso per i ministri dell’eucaristia. È importante, che sentano la santità della presenza del Signore. Che vivano quell’ostia, come carne e sangue e anima e divinità del Figlio di Dio. Che la adorino, immersi nello Spirito Santo, avvolti dallo Spirito Santo, contornati dagli angeli che la accompagnano sempre.
Che la proteggano, facendosi aiutare da un ministrante con un vassoio, per non farla cadere a terra. Per evitare la paura di perderla, di chi la offre e di chi la riceve e far vivere quel momento così intenso, nella serenità e nella gioia. Che sappiano in particolare presentarla ai malati. Che sappiano consolare i malati. Che siano disponibili qualche volta anche durante la settimana, per i malati che lo richiedono.
Bisogna ritornare al sacramento dell’Eucaristia. È il Signore che cura, è il Signore che rigenera, è il Signore che perdona, è il Signore che trasforma, è il Signore che salva. È lui il centro. Noi siamo solo coloro che lo portano, che lo passano agli altri.
Formare il coro.
Coro guida.
È necessario ritrovare il senso delle cose, il perché delle cose, nella liturgia. Il coro è colui che loda, osanna, ma in particolare è colui che guida il popolo che loda e osanna. Il coro è la guida, il pastore del canto del popolo. È colui che promuove il canto del popolo. È colui che muove i cuori del popolo a lodare il proprio Dio con il canto.
Quindi il direttore del coro deve essere anche quello che dirige il popolo. Che spiega quando cantare insieme, come cantare insieme. Cantare insieme agli angeli e ai santi. Cantare come gli angeli e come i santi.
Spesso le persone ascoltano i cori della chiesa, come se fossero a un concerto. Sono attente alla tonalità, alla bravura, alla perfezione. Si infastidiscono se qualcuno canta vicino a loro, perché osa disturbare il concerto. E come a un concerto alla fine applaudono le persone, e non si applaude Dio in persona che viene a salvarci, che è diventato corpo e sangue per nutrirci di Lui. Il coro deve insegnare qualche ritornello prima della messa per preparare il popolo a cantare . Ma spiegare anche cosa cantare, quando cantare e perché cantare.
Libretti adatti.
Per seguire la messa e capire come, cosa e perché. Libretti anche per i canti. Per poter leggere le parole del canto e impararle meglio. I canti di quella specifica di liturgia. Oggi con i computer possiamo stampare i canti per lodare Dio durante la messa. Dobbiamo farlo perché Dio e la messa sono più importanti di ogni riunione.
Dvd.
Fare dei DVD con i canti della messa, da sentire nelle case, da imparare nelle case. I canti devono essere semplici, conosciuti, ma carichi di lode, di gioia, di ritmo, della tenerezza di Dio, del cuore di Dio. Vanno scelti. Non scegliere canti che vanno di moda, scegliere quelli che fanno vibrare il cuore, che fanno risvegliare il cuore, che fanno alzare le mani per lodare anche con il corpo, il Signore.