Il vero cibo

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In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».  Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.  Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

 

 

 

 

Lo hai pensato,  anche tu.     Come può costui,   darci la sua carne da mangiare?               E la butti  sull’ipotesi.     La fai diventare  un’ipotesi,  un simbolo, una metafora.   Te la aggiusti,  te la sistemi,   te la metti, come vuoi.    A modo tuo.  A tua misura.   A tuo uso,     e consumo.

No, non è così.    Te lo dice Gesù,   il Figlio di Dio.   In  verità.   Veramente, chiaramente.   Nell’eucaristia,   quel pane  è veramente  la sua carne,    e quel vino  è veramente  il suo sangue.

Ti da la sua carne,  ti da il suo sangue.    È il massimo dell’amore.   Per stare con te,  vivo e vero.   Ancora.  Anche ora.

È il vero cibo,   e  la vera bevanda.    Se  lo prendi,  se lo mangi e lo bevi,   se ti nutri di lui, e con lui,   allora  tocchi  Dio.

Lo senti Dio.   Lo sperimenti.   Lo sai.  Lo vuoi.  Lo cerchi.  Lo ami.   E vivi con lui, e per lui. E non puoi più stare  senza di lui.

La sua carne,  con la tua.    Il suo sangue,  con il tuo.    Da,  la sua vita,  la vita eterna.        Al tuo cuore,  alla tua anima.

E anche  al tuo corpo,   nell’ultimo giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il pane della vita

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In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.  Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

 

 

 

Quante volte l’hai detto?    Basta!   Non ce la faccio più.  Non ne posso più.  Non so più.  Non vado più avanti.  Mi fermo qui.  Chiudo qui. E ti lasci andare.

Ma il Signore  non ti lascia solo.   Il Padre ti  da il pane.  Il Figlio suo.   Gesù è il pane vivo, disceso dal cielo.   È  la sua carne.    L’eucaristia,  è il pane.

Il pane che ti da la vita.   Il  pane che ti da la forza.  Che ti rialza.  Che ti rimuove.  Che ti porta.

Se lo ricevi.  Se lo vuoi.  Se lo prendi.  Se ti apri a lui.

Se ti rifugi in lui.

 

 

 

 

 

 

Il pane del cielo

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In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».  Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».  Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

 

 

 

Cosa cerchi in Gesù?  Cosa vuoi, veramente.  Quale pane.  Cosa ti sazia, cosa ti prende, cosa ti riempie.   E cosa dai, cosa offri, cosa porti,  ai fratelli.

Il tuo pane.  Non riempie, non sazia, non dura. L’altro lo sente, che è il tuo. E non gli basta. E non lo vuole.

Il pane di Dio.  Viene da Dio. Viene dal Padre.   È il pane che ha il sigillo del Padre,  il volto del Padre.   È il Figlio suo.    È il suo corpo e il suo sangue.   È l’eucaristia.

Gesù è il pane vero,   il pane vivo.   Che riempie,  che dura,  che sazia.   Se vai a lui,        e ti nutri di lui,  il tuo cuore si colma, e non ha più fame.   Se credi in lui,  e ti riempi di lui,  la tua anima   non ha più sete.

Questo è il pane vero,  che  l’altro aspetta.    Questo è il pane vivo,  che gli devi portare.

È condivisione  di  Dio.

È com-unione  con Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La moltiplicazione dei pani

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In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.  Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».  Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.  Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.  E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

 

 

La compassione e la condivisione.   Non c’è condivisione, senza la compassione.

Come Filippo.   Anche tu ti chiedi.  Ma come faccio?  Non ce la faccio.   Non ci arrivo.  Non posso.  Non sono.

Metti quello che hai.    Quel poco, quel piccolo, quel solo, che hai.    Mettilo nelle mani       di Gesù.   Ecco come fare.

Lascia che lo prenda lui.   Lui lo presenta al Padre.  Lo benedice nel Padre e con il Padre.  E te lo ridà.

Quello che ritorna, non è più quello di prima. È stato consacrato. È diventato parte di Dio.

E quello che dai agli altri, non è più tuo,  è di Dio.   È il suo cuore.  È il tuo cuore, con il suo, nel suo.

L’altro lo sente.   Lo sente che quello,  è il pane vero.  È il pane,  che nutre veramente.       È il cuore che consola,  veramente.   È il pane di Dio,  che sazia fino in fondo.   E riempie, e trabocca,  e traborda.   E avanza,  per gli altri.

Per essere donato ancora.

 

 

 

 

 

 

Corpus Domini

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Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».  Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».  I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

 

 

 

Non è  un’ipotesi,  un’impressione,  un ricordo.   È corpo  e sangue  del Figlio di Dio.          È vivo e vero.   Nella sostanza,  nell’essenza.  Non nell’apparenza.

È corpo.     È vitale  e palpita.    È parte di un cuore che batte.     È un pezzo di cuore      del Figlio di Dio,   che batte per te.     E diventa cibo, per te .    Per stare con te.                E diventare parte  di te.     Carne  della tua carne.

È sangue.    È  il sangue  del Figlio di Dio,   versato sulla croce.   Versato per te.              Che viene  su di te,   e ti salva.    Entra in te.   E diventa parte  del tuo sangue.          Sangue del tuo sangue.

È un’intimità.   È l’intimità più totale.   È l’intimità di Dio.

È il sangue  dell’alleanza.  Un legame di sangue.  Alleanza  = ad-ligo.  Che ti  lega -a  Dio.  Che ti unisce a Dio.   Che ti unisce al Padre,  come figlio.   Con il Figlio.   Per lo Spirito Santo.    Ti unisce alla Trinità.

E ti unisce  anche ai fratelli.

Come i chicchi di grano,  fanno un unico pane.

Come gli acini di uva,  fanno un unico vino.

La  com  – unione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Eucaristia

Eucarestia o Comunione.

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L’ Eucaristia   è un sacramento.  Che si può fare tante volte.    Eucaristia è  rendere grazie al Padre,  per il dono di Gesù.      Comunione.  Unione con  Gesù,   vivo e vero,  nell’ostia consacrata.

 

Liturgia dell’eucarestia  (Messa).

Liturgia della parola.

img012 (3)È la parola di Dio,  e la parola di Gesù.    Che ti parla,  che ti fa capire,  che ti spiega.       Da sentire,   anche con il cuore.

È come quando,  prima conosci  quello che una persona,   ha scritto,  ha detto, ha fatto.    E poi la incontri,  dal vivo.     È  come un antipasto,  in un pranzo.   C’è la prima portata,   la seconda .   Ma il piatto forte, viene dopo.     È come un annuncio di un maggiordomo.    Ti dice chi sta per arrivare,   ti dice chi è, che cosa fa, perché.  Te lo presenta.      Ma poi arriva lui, in persona.

 

 

Liturgia eucaristica.

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Prima le parole, ora ci sono i fatti.    Il sacerdote,  con         le sue mani consacrate,   invoca  Dio Padre,  e lo prega     di mandare il suo Spirito,    per santificare il pane e il vino.   E comincia il miracolo.    Lo Spirito Santo viene,   e porta Gesù.

 

 

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E Gesù viene.   Viene veramente in quel momento  e  in quel posto.  Viene, e nella consacrazione,  soffre di nuovo, muore di nuovo.   Si rinnova,  si ripete,  diventa vera  e viva,   la sua passione, e morte.   E tu, in quel momento,  sei li davanti a quella croce.    E succede tutto quello che è successo allora.                                                               È il sacrificio del Figlio di Dio,  che offre se stesso al Padre,  per salvarci dal male e dalla morte.   Davanti al sangue del Figlio di Dio, versato sulla croce  per te,  si scuote la terra, trema l’universo.  Si apre il cielo. Si spalanca il cielo.   E tutto il Paradiso è ora li,  davanti a te. Sopra di te.   Ancora. Ora.  E ci sta il Padre e lo Spirito Santo.  Scende la grazia di Dio,  si riversa la grazia di Dio sulla terra e su di te. Ancora. Ora.  E, come allora si sono aperti i sepolcri e risorgevano i morti,  così  delle anime del Purgatorio, vengono liberate,  e  subito volano in Paradiso.   E sopra di te e con te,  ci sono gli angeli e i santi che cantano e lodano il Padre.   Ancora. Ora.

 

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È quel corpo donato.   È quel sangue che esce dal suo costato. Che diventa corpo e sangue.                                    È il sangue e l’acqua  che escono dal suo cuore.     È il suo cuore,  in carne e in sangue,  che viene.   E si incarna nel pane e nel vino.

 

 

 

È Gesù che cambia quel pane e quel vino,  e li fa diventare,   il suo corpo e il suo sangue.   È Gesù che,   nel sacerdote  e con il sacerdote,     rende grazie al Padre,   li benedice,    e dice ancora:   Questo è il mio corpo,  prendete e mangiate. Questo è il mio sangue dell’alleanza,  versato per voi.    Che ti salva.   È  l’alleanza,  che ti unisce a Dio Padre.

 

 

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E il pane e il vino è cambiato. Si chiama  transustanziazione.  Significa che  è cambiata la sostanza,     la parte di dentro,   quella che non si vede,   la parte che conta.       Ed è rimasta  uguale  l’apparenza,    la parte di fuori,  quella che si vede.    Vedi la stessa cosa,  ma non è più quella.    È diventata un’altra cosa.

È come un regalo, che è stato incartato.   Dentro è cambiato il regalo,   ma la carta che si vede fuori, è la stessa.  È come una persona, che ha un vestito.  È cambiata la persona, ma il vestito è rimasto lo stesso.    È come un computer.  Dentro è stato cambiato tutto il programma, ma fuori è sempre lo stesso.   È come un dolce.   Fuori  ha la stessa forma,   lo stesso colore,   lo stesso sapore.    Ma quello che c’è dentro,  è un altro cibo.

 

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E quello che c’è dentro ora,  è una sostanza.   Non è una ipotesi, un pensiero, un’idea.   È una cosa vera, reale, sostanziale.  Presente e attuale.     È il corpo e il sangue,   l’anima  e  la divinità  di Gesù.   Risorto e intero.   E vivo e vero.

 

 

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È un Dio vivo e vero,  che viene per te.    E viene in te.    Per stare con te.  Per unirsi a te.     Per questo si chiama comunione.    Che significa  unione – con.         È la tua unione  con Gesù.   Con Dio vivo e vero.        E con il Figlio,   viene  il Padre.    E dimorano in te,       e tu in loro.    Pensa, sei  in loro,   e loro sono in te.     E tu non sei più quello di prima.     Sei diventato,  Tempio di Dio.

 

 

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Non sei unito solo a Gesù.    Gesù ti unisce anche,  a tutti quelli che sono uniti a lui.

E tu,   come un chicco di grano,  insieme agli altri chicchi,  diventi pane.    E tu, come un chicco di uva,  insieme agli altri chicchi,   diventi vino.    Diventi una cosa sola con loro,  in Gesù.     Nel corpo mistico di Gesù.

 

 

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Una cosa sola con la chiesa terrestre.

 E con la chiesa celeste.

 

 

 

 

 

 

 

Eucarestia o Comunione. Pdf.  (Clicca sulla riga)

 

 

 

Corpus Domini

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In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

 

 

Se non mangi, muori. Non si può stare senza mangiare. Senza cibo, senza nutrimento.  Al corpo glielo dai tutti giorni.  All’anima, cosa dai?

Se non la nutri,  ti viene fame. Fame di Dio.  Lo vai cercando dappertutto. Ti riempi di tutto, fino all’orlo, sperando  di  riempirla, di soddisfarla. Ma non ti basta mai. Perché non è quello di cui ha bisogno.

Gesù è il pane vivo, disceso dal cielo.  Il pane per la tua anima.  Il pane che  ti da, è la sua carne e il suo sangue nell’eucaristia.  La carne e il sangue del Figlio di Dio,   risorto e glorificato.  La carne e il sangue del Signore, tuo Dio!  Quello è il vero cibo. Quella è la vera bevanda.

Quello è l’unico cibo che ti da la vita vera. Quello è l’unico cibo che ti da la vita non per poche ore, ma eterna, per sempre. Quello è l’unico cibo che ti da la vita intera.

Se mangi il corpo e sangue di Gesù, diventi parte di lui. E lui diventa parte di te. E rimani in lui e lui in te. E vivrai  per lui.  E  lui  ti fa risorgere nell’ultimo giorno.

È  il pane degli angeli, che sa di paradiso.

Che ti nutre sulla terra,  alla tavola del cielo,  nella gioia dei santi.

 

 

 

 

Miracoli eucaristici

Miracolo di Lanciano.                                                                                                                Uno dei principali Miracoli Eucaristici (circa 142)  riconosciuti dalla Chiesa,

LANCIANO

ostia

calice

 


      

 

 

Da oltre dodici secoli, a Lanciano, e’ conservato il primo e più importante Miracolo Eucaristico della Chiesa Cattolica.

In una piccola chiesa, dedicata a San Legonziano, un monaco basiliano, che celebrava la messa in rito latino, dopo la consacrazione, cominciò a dubitare della presenza reale di Cristo sotto le sacre Specie. Fu allora che, sotto gli occhi di questo sacerdote, l’ostia si mutò in un pezzo di carne e il vino consacrato in sangue reale che si coagulò in cinque sassolini irregolari di forma e di grandezza differenti.

L’Ostia-Carne, come oggi si osserva molto bene, ha la grandezza dell’ostia grande attualmente in uso nella Chiesa latina, e’ leggermente bruna e diventa tutta rosea se osservata in trasparenza.

Il Sangue e’ coagulato, di colore terreo, tendente al giallo-ocra.

La scienza conferma che si tratta proprio di sangue, e non dell’azione di un batterio. Le analisi del Miracolo di Lanciano sono state affidate al dott. Edoardo Linoli, capo del servizio all’ospedale d’Arezzo e professore di anatomia, di istologia, di chimica e di microscopia clinica, coadiuvato del prof. Ruggero Bertelli dell’Università di Siena.

Il 4 marzo 1971, il professore presentò un resoconto dettagliato dei vari studi fatti, facendo queste conclusioni essenziali:

  1. La “carne miracolosa” è veramente carne. Il tessuto della Carne appartiene al cuore, di cui sono presenti gli elementi costitutivi quali il miocardio, l’endocardio, il nervovago e parte del ventricolo sinistro.
  2. Il “sangue miracoloso” è vero sangue: l’analisi cromatografica lo dimostra con certezza assoluta e indiscutibile.
  3. Lo studio immunologico manifesta che la carne e il sangue sono certamente di natura umana e la prova immunoematologica permette di affermare con tutta oggettività e certezza che ambedue appartengono allo stesso gruppo sanguigno AB. (Il gruppo sanguigno rinvenuto nella Sacra Sindone).
  4. Le proteine contenute nel sangue sono normalmente ripartite, nella percentuale identica a quella dello schema siero-proteico del sangue fresco normale.
  5. Nessuna sezione istologica ha rivelato traccia di infiltrazioni di sali o di sostanze conservatrici utilizzate nell’antichità allo scopo di mummificazione.

 Anche nel 1973, il Consiglio superiore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nominò una commissione scientifica per verificare le conclusioni di Linoli. I lavori durarono 15 mesi con 500 esami. Le ricerche furono le medesime di quelle effettuate dal prof.Linoli, con altri complementi.

In quanto alla natura del frammento di Carne, la commissione dichiarò che si tratta di un tessuto vivente perché risponde rapidamente a tutte le reazioni cliniche proprie degli esseri viventi. La Carne e il Sangue di Lanciano quindi sono tali e quali sarebbero se fossero stati prelevati il giorno stesso su un vivente. Fu affermato che i frammenti prelevati a Lanciano non potevano essere assimilati a tessuti mummificati.

Nell’estratto riassunto dei lavori scientifici della Commissione Medica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite, pubblicato nel dicembre del 1976 a New York e a Ginevra, si dichiarò che la scienza, consapevole dei suoi limiti, si arresta davanti alla impossibilità di dare una spiegazione.

 

 

BUENOS AIRES 1992  .     Il miracolo eucaristico di Buenos Aires e le analisi scientifiche 

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I fatti cominciano nel 1992,  lo stesso mese e anno in cui papa Francesco viene nominato nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires. Gli eventi accadono nella chiesa parrocchiale di Santa Maria nel centro di Buenos Aires: il 1° maggio 1992, un venerdì, due pezzi di Ostia sono stati trovati sul corporale del tabernacolo e su indicazione del parroco, padre Alejandro Pezet, messi in un recipiente d’acqua posto poi nel tabernacolo, così come chiede la prassi in questi casi. Nonostante il passare dei giorni, le particole non si sono sciolte e venerdì 8 maggio 1992 i due frammenti hanno assunto un colore rosso sangue. Domenica 10 maggio 1992, durante la messa serale sono state notate delle gocce di sangue anche sulla patena, il piattino su cui si pone l’ostia. Il sangue venne fatto analizzare da un medico locale e da alcuni ematologi, si rilevò che si trattava di sangue umano.

Dopo questi segni, il 15 agosto 1996 durante la Messa della festa dell’Assunzione di Maria, finita la distribuzione della Comunione, una donna si è avvicinata a padre Pezet dicendogli di aver trovato un’Ostia sul retro della chiesa. Il sacerdote, seguendo ancora una volta la prassi, l’ha messa in una ciotola di acqua perché si sciogliesse, riponendo il tutto nel tabernacolo. Pochi giorni dopo, il 26 agosto 1996 si è notato che la particola, anziché dissolversi, si era trasformata in un frammento di carne sanguinosa. Della metamorfosi della particola venne informato direttamente l’arcivescovo Quarracino e il vescovo ausiliare Bergoglio, futuro pontefice, ricevendo da lui il mandato di far fotografare da un professionista ciò che era accaduto (le foto sono datate 6 settembre 1996, qui a dx), spedendo tutto a Roma.

ANALISI SCIENTIFICHE SUI CAMPIONI

Dopo alcuni anni, vedendo che non vi era traccia di decomposizione, l’arcivescovo Bergoglio ha autorizzato analisi approfondite: un campione di tessuto è stato inviato ad un laboratorio di Buenos Aires, dove si è scoperto che i globuli rossi e bianchi del sangue e dei tessuti erano di un cuore umano. Il laboratorio ha anche riferito che il campione di tessuto aveva le caratteristiche di un uomo ancora vivo, con cellule pulsanti come farebbero in un cuore. E’ utile sottolineare che l’origine de campioni è sempre stata mantenuta segreta per non inquinare i risultati.

Nel 1999 è stato chiesto al dottor Ricardo Gomez Castañón, noto neuropsicofisiologo boliviano, di condurre alcuni test supplementari su entrambi i “casi”, quello del 1992 e quello del 1996. Il 6 ottobre 1999, alla presenza di rappresentanti del vescovo, il dottor Castañón ha prelevato un campione del sangue sul frammento inviandolo, come racconta lui stesso, al laboratorio di genetica Forence Analitycaldi San Francisco. Il 28 gennaio 2000 sarà reso pubblico che sul materiale inviato è stato trovato DNA umano, confermando dunque le indagini precedenti: si tratta di sangue umano con codice genetico umano. I campioni sono stati inviati anche al professor John Walker, dell’Università di Sydney in Australia, il quale ha rilevato a sua volta che si tratta di cellule muscolari e cellule bianche del sangue, tutte intatte. La ricerca ha dimostrato che questi tessuti sono infiammati, quindi la persona a cui appartengono ha subìto un trauma. Nel 2003 il prof. Walker ha comunicato a Castañón che questi campioni “possono corrispondere” al tessuto infiammato di un cuore.

Per approfondire la questione, i campioni sono stati inviati al più grande esperto in malattie del cuore: il dottor Frederic Zugibe (uno dei più eminenti esperti forensi degli Stati Uniti) della Columbia University di New York. La sua relazione è datata 26 marzo 2005 e si legge: “Il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Va ricordato che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco in esame è in una condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli bianchi. Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo dal momento che i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono. Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subito un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto”. Ovviamente anche per il dott. Zugibe è stata omessa l’origine dei campioni e il suo team non era a conoscenza che arrivano da un’Ostia consacrata.

Testimoni di queste analisi furono due australiani, il giornalista Mike Willesee (tra i più noti in Australia, poi convertitosi al cattolicesimo) e l’avvocato Ron Tesoriero, i quali spiegarono successivamente al cardiologo che il campione da lui analizzato era stato prelevato nel 1996. Quanto il dottor Zugibe seppe dai due che quel materiale era stato inoltre tenuto per un mese in acqua e per tre anni in acqua distillata, restò esterrefatto. Ancor più sconvolto però quando scoprì, dal dottor Castañón, che quel frammento di cuore umano “vivente” era in origine un’Ostia, ossia un pezzetto di pane consacrato. Com’è possibile che un frammento di pane diventi un pezzetto di cuore umano? Com’è possibile che un tale reperto, prelevato nel 1996 da un uomo morto, per chi non crede al miracolo, possa essere ancora “vivo” dopo anni dal prelievo (le cellule del campione si muovevano)? In 15 minuti i globuli bianchi si disintegrano, come è possibile allora osservarli nel 2005 quando il campione è stato prelevato nel 1996? La risposta del dottor Zugibe è stata chiara: «Come e perché un’Ostia consacrata possa mutare e diventare la carne e il sangue di un essere umano vivente rimane un mistero inspiegabile per la scienza, un mistero al di fuori della sua competenza».

CONFRONTO CON LANCIANO E SACRA SINDONE

I dati prodotti dall’analisi del laboratorio di New York sono stati infine confrontati a quelli sviluppati dopo un’altro miracolo Eucaristico, quello di Lanciano, ancora una volta senza rivelare la provenienza dei campioni testati. Gli esperti hanno proceduto al confronto concludendo che le due relazioni di laboratorio avevano analizzato campioni di prova appartenenti alla stessa persona, segnalando che i due campioni di sangue hanno rivelato un tipo “AB” positivo. Il Dna trovato è anche identico a quello riscontrato sulla Sacra Sindone e sul Sudario di Oviedo. Le caratteristiche, inoltre, sono quelle di un uomo che è nato e vissuto nella regione del Medio Oriente.  

 Non sembra che dal Vaticano sia (già) stata riconosciuta l’attendibilità del miracolo, in ogni caso è utile esserne a conoscenza, consapevoli comunque che ogni miracolo eucaristico (e ne sono avvenuti diversi, nel corso dei secoli) è per i cattolici il segno del grande miracolo che avviene comunque ogni giorno, in tutte le chiese: la trasformazione della sostanza del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo.

Il cuore di Gesù.

“Il cuore di Dio, nell’eucarestia”. Acrilico su cartoncino telato 30 × 40  di  Maria Grazia Vallorani.

 

Il  cuore di Gesù, non è solo. È  nel cuore di Dio.  In Dio Trinità :   il Figlio (colore rosso), lo Spirito Santo (colore giallo) e il Padre (colore celeste). Un unico cuore di Dio, che batte, che pulsa,  che vive, che ama.

La lancia del soldato che doveva portare la morte, invece  ha portato la vita.  Dal  cuore squarciato,   esce  il  cuore di Dio.   Da quella ferita esce sangue  e acqua, il sangue e il  corpo (rosso e bianco)  del Figlio di Dio,  che diventano eucarestia.

Nella consacrazione dell’eucaristia, si riversano, entrano, sono presenti, anche la morte (croce)  e la resurrezione (sepolcro luminoso, pietra rotonda spostata)  e anche la Pentecoste (lingue di fuoco che scendono dall’alto), tutto entra in quell’ostia consacrata (ostia grande), tutto si rinnova, tutto diventa presente, tutto viene offerto.  Tutto viene donato.

La parte bianca,  che racchiude i simboli, rappresenta  il tabernacolo, che contiene l’Ostia consacrata  e quel mistero. E che risplende, che si irradia, che si espande.

 

 

E l’Ostia e il vino?

E l’Ostia e il vino?

Non sono cose solo benedette.  Non è il prete che le benedice e le fa diventare corpo e sangue.

È lo Spirito Santo,  Dio stesso,  invocato dalle mani  consacrate del sacerdote, che viene sull’altare,   e porta  Gesù  risorto.    Ed è lui che,   con il Padre,   benedice  il pane e il vino.  Ed è lui  che  trasforma la sostanza del pane,   in corpo di Cristo,   e il vino,  in sangue di Cristo.

Si chiama transustanziazione.      Che significa passaggio da una sostanza,   a un’altra sostanza.      La sostanza è l’essenza,  la parte che non si vede,  quella che sta dentro.      E l’apparenza,  è la parte che si vede,  quella che sta fuori.     Quindi la sostanza  è trasformata,    ma l’apparenza è rimasta quella del pane e del vino.

 

Ma è impossibile!

Perché no? Dio può fare tutto! Dio è altro dalla ragione. È altro dall’uomo. È altro dal finito. È infinito, universale, assoluto, illimitato, eterno.  E’ l’Essere e la sostanza suprema.  Lui ha creato tutto. Lui è il centro di tutto. Lui è tutto.  Perché non può rifare le cose?   Perché non può trasformarle?

 

Allora perché non si vede?

Perché se si vedono, sei  costretto a credere.  Non sei più libero di cercare Dio, di sceglierlo, di amarlo. L’amore vero è rispetto, attenzione, considerazione dell’altro.  È scelta libera dell’altro. Stima, fiducia.   Solo allora ci può essere un rapporto di amore vero tra te e Dio. Perché questo è quello che Dio vuole.  Questa è la fede.

 

Cosa significa corpo e sangue?

Durante la consacrazione della messa,   il pane e  il vino si sono trasformati.    Ora lì è presente in maniera vera, reale e sostanziale, il corpo e il sangue, l’anima e la divinità di Cristo risorto, vivente e glorioso.  E’ il Figlio di Dio,  e con lui è presente anche il Padre e lo Spirito Santo.  La Trinità.

 

In memoria, è solo un ricordo?

No!  Memoria viene dal latino, e significa:  “atto del  tenere e del riprodurre”.   Quindi memoria, è:   tenere, conservare, rinnovare.    Significa anche fatto.     Quindi tenere, conservare,  rinnovare un fatto.

Il fatto è quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena .    Lo ha detto,  e lo ha fatto lui.               E continua a farlo lui.    Darti tutto se stesso.

“Questo è il mio corpo.    Questo è il mio sangue  dell’alleanza,    versato per molti,             in remissione dei peccati”.