In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
E tu, vuoi essere il più grande, o il più piccolo?
Il più grande.
Perché, non hai gli occhi rivolti a Dio. Li hai rivolti agli altri, a chi ti sta vicino. E vuoi essere di più.
Il più grande, di tutti. Per poterli dominare. Così, non ti possono toccare. Altro che croce.
Il primo, su tutti. Per averli ai tuoi piedi. E farti riverire. Altro che servire. Ti sei fatto, grande. Più di Dio.
Il più piccolo.
Perché hai gli occhi rivolti a Dio. E ti senti il più piccolo. Perché guardi a Dio. E li vedi, i piccoli.
I giusti, i perseguitati. I calpestati, umiliati, offesi. Quelli che hanno messo in croce. Come Gesù. I derisi, violati, usati. Uccisi. Come Gesù.
I malati. Feriti, abbandonati, soli. Scartati. Quelli che stanno sulla croce, con Gesù.
I bambini, i più piccoli. Innocenti, puri, immacolati. Come Gesù. Più sono piccoli, e più sono vicini a Dio.
E li abbracci. Come fa Gesù. E li abbracci, perché c’è Gesù, dentro. E il Padre.
E loro, abbracciano te.