Il figlio ritrovato

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 In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».  Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.  Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.  Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

 

 

E tu, quale figlio, sei?

 

Come il  figlio  minore.      

Per te,   le braccia del Padre,  servono solo a darti quello che vuoi.  Quello che ti  spetta.  Te lo deve  dare per forza.   Servono solo a quello.     Le svuoti,   e te ne vai.

E ti getti nelle braccia di altri.     Ma la felicità non è la tua,  è la sua.    Ti prosciugano.   Ti levano, ti strappano, ti rubano,  i doni del Padre.    Poi ti consumano, ti usano, ti spezzano.   E quando non gli servi più,  ti gettano via.

E ti ritrovi   abbandonato, sporcato, infangato,  in mezzo ai porci.    A nutrirti del cibo dei porci.   A diventare come loro.

 

Ecco  il  pentimento.

È sentire   il fetore, la puzza, l’odore,  del marcio.   È provare il dolore  del cuore spezzato.  È toccare il vuoto che ti sei scavato.    È vedere  in che stato ti sei ridotto.   In che posto sei finito.

 

Ecco  la conversione.

È non volerci più stare.       È non rimanerci dentro.   Non marcire dentro.   Non farsi imprigionare.    È uscire fuori.  Uscire dall’inganno.    È tornare con il cuore,  alla casa del Padre.    È alzarsi,   e portare la tua piccolezza, la tua miseria, la tua sconfitta,  la tua fatica, la tua povertà,    alla casa del Padre.

È allora che le vedi,  quelle braccia del Padre,   da lontano.  Quelle braccia che sognano di riempirsi solo di te, semplice, povero, piccolo.      Sei tu, il vero bene, per lui.   È lui,   il vero bene,  per te.

Ecco   la confessione.

Ti inginocchi, davanti al tuo Dio.    Vale più di tutto quello che pensavi.   Di tutto quello che cercavi.    Più di tutto il dolore che provavi.    Lo hai ferito,  lo hai tradito.

Ma le sue braccia sono già,  intorno a te.    Sono la risposta.    Il suo cuore è già sul tuo.   E te lo ripara.  Lo guarisce.  Lo libera   da tutto il male che ti hanno fatto.  Che gli hai fatto.  Che ti sei fatto.

 

 

Come il figlio maggiore.

Se li,  a fare il bravo.   A pesare, a misurare, a calcolare.   Ad essere preciso, perfetto, puntuale.  Ad obbedire ai comandi.   A servire.  Ti senti a posto,   e aspetti solo la ricompensa.

Ma  quello che conta,  non è il Padre.    È il premio,  e sei tu.  Per questo ti arrabbi quando te lo levano,   e lo danno a un altro.    E ti rifiuti di entrare nella casa del Padre.   E rifiuti il Padre,   anche se viene lui , da te.

Ecco il tuo buio.    Ecco il tuo freddo.    Ecco la tua prigione.       Ecco il tuo peccato.      Stai fuori dalla casa del Padre.    Fuori dalla festa.    Fuori dalla gioia.

 

 

La misericordia.

Il Padre,   è la misericordia.    E la misericordia   è la sua casa.      Sono le sue braccia.     È il suo cuore.

 

Solo in lui,   la puoi trovare.

Solo lui,  te la può dare.

Solo con lui,  la puoi passare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fico sterile

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In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

 

 

 

 

Come il fico.     È il peccato,  che ti ha inaridito il cuore.    Te lo hai indurito, seccato, stecchito.   Chiuso.

Ha fatto morire  tutti i frutti,  alla radice.   Ti ha bruciato le radici.

 

Ma sei lì,  ancora.  Sei ancora nella terra.    E il Padre, che ti ha piantato,  vigila su di te.    E il Figlio,  si prende cura di te.

Lascia che sia lui,  a scavare intorno,  la terra.    Ad entrare nella tua terra buia, fredda, malata.   Lascia che sia lui, ad aprirla.   Lascia che sia lui,  a liberarla.

Lascia entrare in quella terra aperta,  in quelle zolle,    il suo corpo il suo sangue,           che possono   nutrire,  sanare, guarire,   le tue radici.

 

E quella linfa,  arriva al tronco,  e lo riporta in vita.    E arriva ai rami, e diventa frutto.    Frutto di Dio.

Per te,   e per gli altri.

 

Ecco la conversione.

 

 

 

 

 

 

 

 

La  tentazione

  Tentazioni-di-CristoIn quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».   Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

 

 

 

Ti  tenta,   per portarti via,  Dio.       Ci prova,  per portare via,  anche te.

Ti dice.   Cambia le pietre in pane.    Affogati,  strafogati.   Riempi tutto,  con il pane.           Non lasciare vuoti.

Come Gesù,  non ci cascare.    Fai entrare Dio, in quel vuoto.     Fai diventare Dio,  il tuo pane.

 

Ti imbroglia.     Sono io il padrone di tutto.  Tutto è mio.   Adora me, non adorare  Dio.   Inginocchiati davanti a me.   E tutto sarà tuo.

Come Gesù,   non ci cascare.   Non ha niente.   Non ti darà niente.   Anzi, ti leverà tutto.  Tutto quello che hai.    E ti porterà via  l’anima.      Adora,  solo il Signore, tuo Dio.

 

Ti adula.    Sei  il Figlio di Dio.   Buttati. Così costringi Dio a salvarti.  Metti Dio ai tuoi ordini.  Fai fare a Dio,  la tua volontà.

Come Gesù,  non ci cascare.    Non devi mettere alla prova Dio.   Non lo puoi comandare.  Fai  tu,   la sua  volontà.

 

Ecco la conversione.

È  scegliere.

Da che parte stare.

 

 

 

 

 

 

 

Che cosa dobbiamo fare?

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In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».  Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».  Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

 

 

 

Che cosa devo fare?    Te lo chiedi anche tu?

Dopo che hai  ripulito il cuore,   lo devi riempire di cose buone.         Dopo che hai ripulito  la tua strada,  la devi riempire di fiori.     La devi abbellire,  la devi far diventare un giardino, per accogliere Dio,   che viene in te.

Gli alberi, le aiuole, fiori,   sono le opere buone,  che cantano a Dio.   Che lodano Dio, in te.

Condividere  con chi ha bisogno.    Le cose, ma ancor di più, il cuore.    Non opprimere, non schiacciare, non umiliare,    perché gli vuoi bene.

Non sei tu da solo  che lo aspetti, il Signore.    Lo aspetti insieme a loro.    E donando,        e amando,   annunci il Signore che viene,  anche per loro.

 

Il Dio che viene,  non ti battezza con l’acqua del mondo.   Ti battezza con lo Spirito Santo.

Il battesimo dello Spirito Santo.    Ti immerge in Dio. Ti riempie di Dio. Ti consacra a Dio.

È il battesimo del fuoco.     Che ti cambia. Che ti rinnova. Che ti trasforma.

È il battesimo dell’amore.     Che ti fa sperimentare  l’ amore in persona.   L’essenza dell’amore.

Che solo un Dio,   ti può dare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Voce che grida nel deserto

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Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.  Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

 

 

 

 

Quella voce grida,  anche per te.   Quella voce grida,  anche a te.     Grida nel deserto.  Nel tuo deserto.

Prepara la via del Signore.   La sua, non la tua.   Puliscila dai tuoi ostacoli.  Dai tuoi sassi. Dai tuoi pesi.   Dai tuoi rifiuti.

Raddrizza i suoi sentieri.   I suoi, non i tuoi.     Non li fare contorti,  distorti.  Non li impedire. Non li bloccare.  Non li chiudere.     Non li fare  tuoi.

 

Allora il Signore viene.

Viene  ad abbassare le tue montagne.   Quando ti sei innalzato.  Quando ti sei esaltato.    Al di sopra di Dio,  nonostante Dio.      Solo lui ci riesce.   Solo con lui ci riesci.

Viene  a colmare i tuoi vuoti.     I tuoi buchi,  che ti sei scavato.    Le tue fosse,  dove ti sei rifugiato.    I burroni,  dove sei caduto.    Solo lui ci riesce.  Solo con lui ci riesci.

Viene  a spianare le tue vie.   Impervie, complicate, tormentate.   A sciogliere le tue vie, annodate.    E diventano  piane, facili, semplici.     Solo lui ci riesce. Solo con lui ci riesci.

Allora la vedi, la salvezza di Dio.    Allora la senti.  Allora la tocchi.

 

E anche tu,   diventi voce.

Voce che grida,   di gioia.

 

 

 

 

 

 

 

 

I mercanti nel tempio

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Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».  Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.  Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

 

 

 

Il tuo cuore  è il tempio di Dio.   Con Gesù,  entraci dentro e guarda   se è diventato un mercato.

Le tue bancarelle.  Dove hai messo in vendita il tuo cuore.  Ad uso e consumo degli altri.  È copiato sugli altri.  Lo hai scambiato, barattato, plagiato.  Lo hai marchiato.

In altre bancarelle  hai messo  i cuori   dei fratelli.   Li hai rubati, feriti, spezzati.  Usati, ingannati, traditi.  Li hai venduti.  Li hai abbandonati per i soldi,  in cambio dei soldi.

In altri banchetti,  hai messo anche Dio.  Lo hai fatto diventare una  tua proprietà, una cosa, una merce.  Lo hai usato. Te ne sei servito.  Te ne sei approfittato.  Lo hai tradito.  Sei tu, il mercante.

Hai lasciato entrare  anche  i cambia-monete.  I loro banchetti  sono altari, pieni di monete, al posto di Dio.  Ti comprano,  con il loro sorrisi falsi,  i loro occhi vuoti,  i loro soldi finti.  Ti rubano.  Ti ingannano.  Sono ladri.   Il tuo cuore è diventato  un covo di ladri.   E non se ne vogliono andare.

Ecco la confessione.

È ripulire il cuore.  Lascialo fare a Gesù.  Lui solo lo sa fare.

Con Gesù,  scaccia via,  butta fuori,  tutte le bestie,  gli istinti,  gli idoli,  che si sono messi  davanti a Dio,  prima di Dio,  al posto di Dio.   In mezzo  tra te e Dio.

Scaccia  tutti i mercanti.  L’invidia, la gelosia, la cupidigia, che ti hanno comprato il cuore. Getta a terra le loro monete.  Appartengono alla terra.

Rovescia  tutti i banchi,  i tavoli,  i panchetti,  le bancherelle.

Ecco la conversione.

Con -vertire,    ro -vesciare,    ri -girare,   ri -muovere,   ri -baltare,   ri -voltare.

Porta  via  tutto il mercato.  E fai tornare  il tuo cuore  casa di Dio.  Fai tornare il tempio di Dio  sacro solo a Dio.   Al tuo Dio,  all’unico Dio.

Gesù  ti sta per donare il suo stesso corpo,  come Tempio del Padre.  In lui puoi adorare il Padre.

Nel suo corpo risorto.

Nell’eucarestia.

 

 

 

 

 

 

Nel deserto

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In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

 

 

 

 

Puoi ritirarti anche tu,  nel deserto. Nella profondità della tua anima. A contatto solo con te stesso.  Lì c’è solo l’essenza delle cose. Li trovi la tua essenza.

Li puoi sentire,   chi sta con te.

Il male  che ti inganna,  e ti fa credere che è lui  l’unico che ti può sfamare.  E ti da il suo pane di pietra.  E fa  il tuo cuore di pietra.

Il male  che ti divide da Dio, e  ti fa credere che sei solo.   Che Dio non c’è,   se non viene dal cielo con tutti gli angeli,  se non si fa vedere.  Se non ti salva come vuoi tu,  e quando vuoi tu.   Se non è tuo.    E perdi  Dio,  e te  stesso.

Il male  che ti inganna  e ti fa credere  che lui ha  tutto.  Che lui possiede tutto.  Che ti da tutto.  Se lo adori.   Ma è lui che si prende tutto. Anche te.  Ti sembra di usare lui.   Ma è lui che usa te,  ti sfrutta, ti incatena,  ti fa suo.

Come Gesù e con Gesù,  puoi  non farti ingannare.  Puoi  farti liberare da quelle catene, da quella prigione.    Solo  Gesù  lo può fare.  Vai da lui.   Metti il tuo cuore  ferito  in lui.   Ecco  la conversione.

 

Come Gesù  nel deserto,   nella profondità della tua anima,  puoi stare   con Dio Padre.  Puoi rivolgere il tuo sguardo al Padre.   Puoi amarlo  nell’intimità più totale.  Cuore a cuore, viso a viso.   Puoi sentire la sua tenerezza,  puoi  riempirti del suo amore.

E  lui si prende cura di te.   Manda i suoi angeli,  a nutrirti, a custodirti, a consolarti.  Lui ti da la forza.  Per affrontare la tua vita.  La tua missione.

 

È  l’ora!   È questa l’ora  di convertirsi.

Di   con-vertire,   di   ri-volgere,   di  ri-portare,    di   ri-tornare.

Di   ri-posare,  di  ri-parare    tutto   il cuore,   in lui.

Nel Figlio di Dio,  e nel suo Vangelo.

 

 

 

 

 

 

Puoi purificarmi

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In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

 

 

 

La lebbra del cuore e dell’anima.    Il peccato  ti ha fatto venire la lebbra del cuore  e dell’anima.  Ti ha fatto nascere il pelo sul cuore.  I bubboni sul cuore.  I buchi nel cuore.

Ti ha bucato il cuore.  Ti ha piagato l’anima.  L’ha  deformata, mutilata, storpiata.   L’ha spezzata, divisa, frantumata.

Sei diventato un cadavere vivente.  Informe, strappato, lacerato.  Che non si può vedere, che non si può guardare.  Che non si può toccare.

Contagi.  Il tuo peccato contagia tutte le altre parti di te.  Contagia chi sta con te, chi lo vive insieme a te,  chi lo condivide con te.

Sei  isolato.  Sei tu che ti sei isolato da solo.  Sei tu che ti sei messo fuori  da solo.  Fuori da Dio.  Quando hai scelto il peccato al posto di Dio.  Quando hai fatto fuori Dio.

Sei  impuro.  Sporcato, macchiato, infangato.  Disonorato, oscurato, negato, dal peccato.

Se vuoi, puoi purificarmi.

Non gli chiede: puoi guarirmi.  Gli chiede di essere purificato.  Perché il peccato è la vera malattia. Che arriva  alla radice del cuore dell’anima. Che fa ammalare il cuore e l’anima.  Che prende tutto.

Ecco  chi è Gesù.

È l’unico medico  che ti può guarire da questa malattia.  Che la può curare. Perché è Dio, è il Figlio di Dio,  ed è più forte del  peccato.

Se vuoi.

Non è un dio magico, ipotetico, anonimo. È un dio vivo che ascolta, che vuole, che decide. Lo sente se lo chiedi veramente,  se vuoi veramente essere guarito.

Come il lebbroso, vai da lui.  Inginocchiati, riconoscilo come Dio.  Chiedigli anche tu:   “Purificami, dal mio peccato.  Tu lo puoi.  Tu puoi farlo. Solo tu puoi farlo.”   Con tutto il cuore, con tutta la disperazione,  con tutto il dolore che ti ha procurato.    Tu,  lo vuoi.

Lo voglio, si purificato.

Se lo vuoi tu,  lo voglio anch’io.   E’ nella relazione viva, vera, reale con Dio, che avviene la guarigione.  Gesù  è lì,  davanti a te, ti tende  la mano.  È un Dio che ti tende la mano, che ti tocca con la sua mano. Quando entra Dio, quando lo vuole Dio,  il peccato se ne va.  Il male se ne va. Ti lascia, ti libera.

Ecco chi è Gesù.

È il Figlio di Dio, che ti  toglie  il peccato.  E ti rende puro.

Sei stato purificato da Dio.  E la lebbra svanisce, e la lebbra sparisce.  Ma devi presentarti dal sacerdote per rendere effettiva, completa, ufficiale la tua purificazione.

E il tuo cuore risanato sussulta, esulta.  Non ce la fa  a stare fermo.  Non ce la fa stare zitto.  Si libra per l’aria, canta,  danza di gioia, per la gioia.

Così annuncia, così proclama, così testimonia  che Dio, il Signore, è venuto.

A purificare il cuore.

A santificare l’anima.

 

 

 

 

 

 

 

La confessione

La confessione.

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Cosa è il peccato.

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La fede è dire di si, a Dio.

Come quando dici a un amico, “Si, sono tuo amico”.  Dopo ci stai insieme, ci parli, lo vedi sempre.  Così con Dio.  Ci stai insieme sempre,  gli parli, gli dici quello che senti.  Quello che pensi.  Gli vuoi bene.

Ecco,  il peccato è  un’offesa che gli fai,  un tradimento.

 

Peccato veniale.    È quando  l’offesa  è piccola e non rompe il rapporto.  Rimani amico.   È come una ferita piccola a un dito.    Non fa tanto male, e guarisce.

Peccato mortale.    È quando l’offesa è grande.  Si chiama mortale, perché fa morire l’amicizia.  Fa morire il rapporto.  Lo rompe, lo spezza.   E fa morire la tua anima.   È come una coltellata al cuore.  Lo divide, lo spacca, lo spezza.  E taglia anche il legame con Dio. Non sei più unito a lui. Non sei più, con lui.

 

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Non è Dio che è andato via.  Sei tu che sei andato via da lui.  Non è Dio che ti rifiuta. Sei tu che hai rifiutato lui.  Tradito lui, con il tuo peccato.  Cancellato lui, dalla tua vita.

 

 

 

Quale è il peccato.

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Dio ha fatto un’alleanza con il suo popolo,  e anche con te.  Un patto. Come un patto di amicizia. Che ha 10 parole importanti dentro.  Se non le vivi, se non le vuoi, se non le fai,   il patto si rompe.   L’amicizia si rompe.      E l’amico non è più amico.  E Dio non è più tuo Dio.      Le 10 parole  sono il Decalogo,  i dieci Comandamenti.   Il peccato   è  non rispettare Dio,  e la sua  parola.          È  non rispettare i patti.    Ed è la rottura del patto.         (Vedi  Comandamenti).

Le leggi di Dio sono scritte nel cuore da sempre.  Sono le leggi del cuore.   E ti fanno stare bene  il cuore.

Poi Gesù,  il Figlio di Dio, ti ha dato il nuovo comandamento. “Ama Dio con tutto il cuore  e il prossimo come te stesso”.  L’amore conta.   La mancanza di amore,  il rifiuto dell’amore di Dio e dei fratelli,  fa male.    Il male che esce dal tuo cuore  offende.    Dio, i fratelli, e te stesso.   (Vedi  Comandamenti).

 

Peccato mortale.      Se ci sono  tutti e tre:

  • Materia grave.   Offesa grave.  Contro Dio,  e contro il prossimo.  Contro i Comandamenti di Dio.
  • Piena avvertenza.      Sei in grado di capire.   Sei in grado di ragionare.  Ti rendi conto.  Hai coscienza di quello che fai.    Lo sai.
  • Deliberato consenso.    Hai la capacità di scegliere.    Sei in grado  di decidere.   Puoi decidere.   Lo vuoi.

 

Peccato veniale.        Se c’è  uno  di questi due:

  • Materia non grave.   Offesa piccola.  
  • Non c’è piena avvertenza e  deliberato consenso. Non  avevi la capacità di renderti conto.  Non eri cosciente.    Non avevi la possibilità,  e la capacità di decidere.

 

 

Sacramento della confessione.

Pentimento.

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Se il rapporto con Dio si è rotto.  Non bastano le scuse, non bastano le parole.  È il cuore che conta. Come per l’amicizia.

 

 

  • Se il tuo cuore è finto, se la scusa è finta,  anche il rapporto diventa finto.  E non torni amico.
  • Se il tuo cuore è falso.  Se ti interessa altro.  Se vuoi altro.  Non vuoi  lui.   E non torni amico.
  • Se il tuo cuore è vuoto.  Se non gli vuoi bene.  Se non ti importa niente di lui.  Se non c’è niente dentro, per lui.  Non ci sei tu,  e non c’è lui.   E non torni amico.

 

Conversione.

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  • Se l’offesa che gli hai fatto, non ti ha ferito. Se non ti fa male. Se non senti dolore.  Non sei pentito.
  • Se il buco che hai scavato e dove sei caduto, lo hai lasciato lì, aperto, coperto, nascosto.  E non lo hai riempito.   Non sei cambiato.  E non sei pentito.
  • Se ti sei puntato.   Se continui come prima e più di prima.  A fare la cosa sbagliata.   E non torni  indietro.   Se non hai girato.  Non sei cambiato.  E non sei pentito.

 

 

Riconciliazione.

La Confessione  si chiama anche   Riconciliazione,  perché è fare pace. Tornare amici. Tornare insieme.

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Dio Padre ti  ha sempre voluto bene.  Non ti ha lasciato mai.  Ti ha sempre aspettato nella sua casa.  È stato sempre alla finestra,  per vederti arrivare da lontano.  Ora ti vede e ti viene incontro.  Ti apre il suo cuore, ti apre le sue braccia. Sei suo figlio,  e sei  tornato. Ti aveva perso,  e ti ha ritrovato.

 

Confessione.

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È  inginocchiarti davanti a lui,  è ammettere la tua colpa.  È mettere il tuo cuore ferito dal peccato,  nel  cuore di Dio. Nelle mani di Dio.  Tra le braccia di Dio.   È lasciarti abbracciare da Dio.   È abbracciare Dio.     Ecco,  la misericordia   è il cuore di Dio,   sono le braccia  di Dio. 

 

 

Assoluzione.

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Ecco le mani consacrate del sacerdote, fanno scendere lo Spirito Santo. È lo Spirito di Dio,  che viene e ti porta Gesù.  Gesù   ti lava la macchia del peccato.   Ti libera, ti ripara,  ti guarisce dal peccato,  e da tutte le ferite che ti ha causato.   A te e agli altri.     E sei salvato.  E sei guarito.

 

Penitenza.

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Lo Spirito Santo, come un pittore,    fa diventare quella macchia una figura nuova,  una cosa nuova  che prima non c’era.   Un’opera d’arte.          E ti fa diventare nuovo,  e capace di riparare.     Anche con la preghiera.   Può arrivare lontano.  Può arrivare dappertutto.    Può tutto.

 

 

 

 

 

La confessione. Pdf.  (Clicca sulla riga)

 

 

Mandato da Dio

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Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

 

Come Giovanni.

Sei  stato mandato da Dio,   per essere suo testimone.    Per fare luce  a lui.    Non sei tu  la luce.   Non ti mettere al posto della luce.

Non oscurare la  luce,  con la tua.   Non nascondere la sua luce,  per la tua.                     Non assoggettare la sua luce, alla tua.

Sei voce.    Per lui.  Per dargli  voce.   Ma non sei tu la parola.  Non sei tu il contenuto. Non sei tu  il Signore.

Sei segno.  Con il battesimo,  sei segno  di quello che verrà.  Di quello che farà Gesù.

Ma  tu sei la conseguenza.   Lui è la sostanza.   Lui è la partenza.   Lui è l’essenza.        Lui  non è un segno.  Lui è  il fatto.

Lui  è il Signore.   Il Figlio di Dio.  E’ Dio.    E’ il Tutto.

E tu ci sei, ci stai,  sei,    se sei in lui,  con lui  e per lui.

Ecco  chi sei.