Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Ma io sono già convertito. Non ho bisogno di conversione. Vado a messa, dico le preghiere, non rubo, non uccido, non faccio del male.
Ma Gesù sta parlando a te. Conversione significa cambiare rotta, cambiare orientamento, cambiare verso. Conversione come con l’auto, significa girare. Significa essere con-vertiti, ri-volti, riportati a Dio. Significa ritornare a Dio. Tornare davanti a Dio. Davanti al volto di Dio. Con il proprio volto davanti al volto di Dio, viso a viso, cuore a cuore. Significa riconoscerlo come Dio, adorarlo, amarlo.
Se non ti sei veramente convertito, sei come il fico della parabola, che è secco e non dà frutti. Il Signore come vignaiuolo, viene a trovarti e ogni volta non trova frutti. Lui ti aveva fatto per dare i frutti. Un albero senza frutti può essere tagliato.
Così tu, se non ti rivolgi a Dio, se non ti riempi di Dio, se non ascolti Dio, se non fai quello per cui ti ha creato, diventi un albero secco. Un albero senza significato, senza senso, senza meta, senza scopo. Ma ecco la misericordia di Dio. Dio aspetta e ti dà tempo. Ecco il tempo della Quaresima.
È il tempo del zappare intorno, è il tempo del preparare la terra, le zolle. Il tempo di dissodare il terreno duro, impietrito, incrostato. Il tempo di affondare, di immergersi, di entrare dentro a quello che ti ha inaridito, che ti ha levato la vita. Il tempo di aprire il cuore, di rivoltare il cuore, di risanare il cuore.
È il tempo di dare il concime. Il tempo di riconoscere e toccare la nostra debolezza, i nostri sbagli, le parti del cuore negative, avvelenate, dissacrate. Le parti dell’anima violentate, uccise, annullate. Riconoscere e toccare il nostro letame. Perché diventi concime e possa nutrire e dare vigore e forza, slancio, spinta, vita.
È il tempo di irrorare e lavare le zolle dell’anima, con l’acqua il sangue che escono dal costato di Gesù sulla croce. Con lo Spirito Santo di Dio che sgorga dal cuore del Figlio di Dio, dal suo cuore ferito e aperto per noi, verso di noi. Irrorarle e lavarle nello Spirito Santo, con la confessione e con la comunione.
È il tempo di far risorgere l’albero, che si era seccato. Così porterà frutti, frutti buoni, i frutti di Dio, le opere di Dio.
E non sarà più tagliato. E vivrà per sempre, rigoglioso, maestoso, fiero, dignitoso e vero.