In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Ti fanno credere di essere loro, i pastori. Ti incantano con le loro luci, i loro suoni. Come pifferai. Ti vengono a rubare, a portare dove vogliono loro. Ti portano nei loro pascoli, a mangiare la loro erba, avvelenata.
Ma sono mercenari. Non gli stai a cuore tu. Non sei suo, non gli appartieni. Solo l’interesse gli appartiene, il suo. E quando non c’è più, ti abbandonano, ti lasciano da solo.
Sono lupi. Ti rapiscono e ti disperdono. Ti confondono, ti usano. Ti dividono, ti isolano, ti spezzano. Così ti perdi.
Cristo risorto, lui è il buon pastore. È l’unico, vero, buon pastore. Perché ci tiene a te. Gli stai a cuore. Lui ti ha fatto. È il tuo Signore e il tuo Creatore. Lui solo ti conosce fino in fondo, e tu lo riconosci. Perché lui ti ha voluto, pensato, amato da sempre, dall’eternità, nella Trinità.
Cristo risorto è lui il buon pastore, perché ti ha dato la vita. È morto per darti la vita. La sua morte, è la sua vita donata, a te.
Nessuno gliela può levare. Lui la dona, e lui la riprende. Lui è la risurrezione.
Cristo risorto ora ti dona la sua vita, risorta. Per farti risorgere con lui e in lui.
Nel Padre. E per il Padre.