Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
Il più grande è il più piccolo. Perché? Perché tu sei come un calice. Più sei pieno di te, della tua presunzione, della tua boria, del tuo voler essere al centro, il migliore, l’indiscusso, il perfetto, il santo, l’illuminato, meno sei pieno di Dio. Meno è in te la sua volontà, la sua provvidenza, la sua grazia. C’è meno posto per Lui e Lui non ti può salvare e non può salvare il mondo attraverso di te.
Se invece non sei pieno di te, se ti permetti di essere imperfetto, difettato, insicuro, incapace, debole, fragile, bisognoso, allora la grazia di Dio e Dio stesso trovano posto in te. Più riuscirai a farti piccolo e più si farà posto per lui.
Allora diventerà normale essere l’ultimo e metterti in fondo perché il tuo cuore sta battendo con il cuore di Dio, e con il cuore di Dio, vedrai tuoi figli davanti a te, per proteggerli, per aiutarli, per amarli, per soccorrerli, per non lasciarli soli, per salvarli insieme a Dio.
La sofferenza, l’assenza e la povertà, ti svuotano di te. Non vederli come una sfortuna, sono occasioni, strumenti preziosi che fanno posto a Dio. Più una persona è sofferente, povera e carente del necessario, più può riempirsi di Dio, se lo vuole e se glielo chiede.
Allora i tuoi fratelli davanti a te, bisognosi, poveri, malati, piccoli, diventano ancora di più figli di Dio, segno di Dio, presenza di Dio nella tua vita.
Mettili al primo posto, perché loro lo hanno già, nel cuore di Dio.