In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio»
E tu, sei pastore, o mercenario?
Mercenario.
Ti vesti da pastore. Fai il pastore. Ma non sei il pastore. Sei un pastore in apparenza. Un pastore di convenienza. Accomodato, adattato, impostato. Preciso, misurato, calcolato. Pensi solo a te. Ci sei solo tu. E le pecore lo sentono, che non sei vero. E non ti seguono.
Se arriva il lupo. Non sai che fare. Non lo vuoi toccare. E lo lasci stare. E lo lasci fare. Te ne vai. Gli fai il posto. Gli lasci il posto. Il tuo posto. E si mangia le pecore. E anche te.
Pastore.
Se Gesù è il tuo pastore, allora sei pastore anche tu. Senza di lui non ce la fai. Senza di lui non puoi. Senza di lui non sai, come fare.
La sua voce la riconoscono, le sue pecore. Non la tua. La sua. Gli arriva al cuore. E lo ascoltano, e ti ascoltano. Il suo cuore lo sentono. Non il tuo, il suo. E gli riscalda il cuore. E lo seguono. E ti seguono.
Perché solo Gesù, ha il potere di dare la sua vita. E il potere di riprenderla di nuovo.
È lui, il vero Signore.
È lui, il vero Pastore.