La croce

Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.  Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.   Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.   Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.   Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.   Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.   Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

 

 

 

Ma chi  glielo ha fatto fare ?

A Gesù,   di stare su quella croce ?

Non l’ha fatto  per sé.   L’ha fatto  per te.      Per stare con te,  sulla tua croce.

 

Ha preso su di sé,    i tuoi chiodi.      Che si sono conficcati,    nel tuo cuore,   e                nella  tua anima.       Che ti hanno forato  il cuore.    E ti  hanno  trapassato  l’anima.            E  ti incatenano,   alla tua croce.

Ha preso su di sé,   le tue spine.     Che ti  bucano  il capo.    Che ti trafiggono  il capo.       Ti sfigurano il volto.

Ha preso su di sé,  gli sputi. Gli insulti.     Che ti umiliano.  Che ti denigrano.  Che ti isolano.

Ha preso su di sé la lancia,   che chi ha spaccato il cuore.    Che ti ha lacerato,  spezzato   il cuore.   E ti fa morire.

 

Gesù  sta sulla croce,  con le braccia aperte.    A braccia aperte, verso di te.   Abbraccialo.

Metti le tue spine, sulle sue.  Dentro le sue.      Metti le tue piaghe sulle sue. Dentro le sue.  Metti la ferita del tuo cuore,  sul suo.    Dentro  il suo.

E si riempiono di lui.   Si riempiono di Dio.    E guariscono in Dio.

Se lo abbracci,  su quella croce.      Risorgi con lui,  da quella croce.

 

Ecco la Pasqua.

Non è solo la sua.

È anche la tua.

 

 

 

 

 

 

 

La Trasfigurazione.

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 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.  Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».  All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

 

 

 

 

Anche a te,   Gesù,  ti conduce in disparte.      Sul monte, in alto,   con lui.

Tu vai.     E  guarda.

 

Il suo volto,     splende,  risplende,  brilla.   Più del sole.       È il volto,   di Dio.                      Si rispecchia,    nel volto del Padre.

La sua veste,    è candida,  pura,  Immacolata.      È il Santo.

 

Lo Spirito Santo,   come una nuvola,   ti copre,  ti ricopre,   con la sua ombra.                       E ti porta   la voce   del Padre.       “Questi è,  il Figlio mio,    l’amato.”

È,    il Figlio di Dio.        In lui,  c’è  il Padre.      In lui,   c’è l’amore del Padre.                          In lui,    c’è  la gioia del Padre.       Ascolta,  lui.

 

 

Ecco chi è,   Gesù.

Ecco con chi sta,   nella Pasqua.

Ecco come sarà,   nella resurrezione.

 

 

 

 

 

 

È risorto!

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Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

 

Come Maria, l’amore ti porta da Gesù. Non puoi stare senza. Non ce la fai. Non lo hai lasciato mai. Lo hai seguito sul calvario.  Lo hai amato sulla croce.  Lo hai pianto sotto la croce. Hai raccolto il suo sangue che scendeva dalla croce.

Sei andata per prima al sepolcro, appena hai potuto. Per stargli vicino, per non lasciarlo solo. Vedi la pietra spostata, la tomba spalancata. Lui non è più lì.  Lo cerchi ancora. Con più forza, con più disperazione, perché hai paura che te l’hanno portato via, che te lo hanno nascosto, che te lo hanno rubato.

L’amore si fa più intenso, la tensione più forte. Tanto forte che ti lancia, ti spinge  a fare il primo annuncio agli apostoli. Per ritrovarlo insieme.

Come Pietro e Giovanni puoi correre con il fiato in gola, con il cuore impazzito dalla paura e dalla gioia, dal dolore e dalla speranza, di rivedere, di ritrovare il Signore.

Come Pietro puoi entrare. Il sepolcro, il posto della morte, è vuoto.  Svuotato dalla morte.  Liberato dalla morte.  Senza più la morte.

Puoi toccare con mano le bende, e il sudario.  Sono rimaste solo loro.  Sono rimasti solo i segni, solo i resti, solo il ricordo della morte.  Sono deposte, perché non servono più, non servono ai vivi.

Come Giovanni,  puoi fermarti all’entrata e guardare con gli occhi dell’anima.  Quel sepolcro si è riempito dello Spirito Santo di Dio. È stato vinto, aperto, spalancato da Dio. È esploso di luce, di grazia, di vita,  di Dio.

Come Giovanni,  puoi fare entrare nei tuoi occhi, nel tuo cuore quella luce, lo Spirito Santo.  Allora ricordi che tutto era già stato scritto, tutto era già stato annunciato.  Allora capisci. Allora senti.

Quella è la Risurrezione.  Gesù è risorto.  Il Figlio di Dio è stato glorificato dal Padre.   Ha portato anche il suo corpo nella gloria.

Doveva morire per risorgere. Doveva succedere.  Era il piano di salvezza di Dio.  Il suo piano di amore.

Per portare anche te, da lui.

Per far risorgere anche te, con lui.

 

 

 

 

 

Il sepolcro

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Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò.  Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

 

 

Gesù è nel sepolcro.  È entrato nella tua morte e anche nel tuo sepolcro.  Là dove ti sei chiuso, rinchiuso, rintanato.  Là dove ti sei rifugiato, deportato, deprivato.  Là dove vivi  vinto, morto, sepolto.  Là dove vivi ferito, bendato, con il sudario pieno delle tue lacrime e del tuo sangue.

Morto anche nell’anima.  Senza speranza, senza passione, senza futuro.  Senza gioia.  Senza Dio.

Solo Gesù risorto,  può spostare quella pietra che ti chiude,  quel macigno che ti pesa sul cuore.  Solo Gesù risorto, può spalancare il tuo sepolcro.  Solo lui può aprire il tuo cuore. Solo lui lo può liberare per sempre, da quello che lo fa morire.

Solo lui può guarire, risanare, salvare la tua anima.

Solo lui ti fa risorgere.

È il giorno della resurrezione, anche per te.

È il giorno della gioia, anche per te.

 

 

 

 

 

Trasfigurazione

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In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

 

 

Quello che sei veramente, Gesù, lo lasci trasparire, lo lasci venire fuori.  Lasci apparire il tuo splendore, la tua gloria di Figlio di Dio.

Quello che sei,  lo riveli  ora,  per farmi sapere  chi è,  quello che verrà condannato.

Ti devo ricordare così,  con quella veste di luce, quando sarai flagellato.

Ti devo vedere così,  con il Padre e lo Spirito Santo, quando sarai crocifisso.

Come gli apostoli, sarò colpito, stupito, sconvolto, stordito, dalla tua gloria,  quando  sarai risorto.

Con  Mosé ed  Elia, ti  starò vicino  e,  come  Mosé ed Elia,  ti  testimonierò e annuncerò la tua salvezza.

 

 

 

 

 

Alla fine dei tempi

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».  Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.  Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

 

 

Delle volte sembra la fine del mondo.  Tutto va a scatafascio. Tutto va in rovina. Tutto si rompe. Tutto si consuma.  Spariscono le certezze. Si perdono le sicurezze. Anche il tuo tempio, che ti  eri costruito, lucente, splendente, vincente, cade,  pietra su pietra.

Non avere paura, non ti spaventare, non ti disperare.  Stai solo sperimentando che quelle cose distrutte, non durano, non rimangono, non bastono, non valgono.  Ti crollano intorno per lasciarti vedere solo quello che conta.  Ti svelano quello che vale.

Solo Dio rimane, e  tu con lui.  E tu in lui. E tu per lui.  Più è forte il disastro, e più intenso  diventa il  rapporto con Dio.  Più è grande e vasto,  e più profondo diventa il  rapporto con lui.  Più è nero,  e più si riempie di colori vivi e vitali.  Più è freddo,  e più caldo diventa, per la tenerezza di lui.

Il corpo di Cristo risorto, è il Tempio di Dio.  Lì lo trovi, lì lo incontri, lì lo ami.  Non fartelo portare via. Tienilo stretto. Tienilo forte.  Non mollarlo, non passarlo, non sostituirlo con altri.  Non venderlo, ad altri.  Non rinunciare, per altri.  Non farti ingannare da chi si fa Dio. Da chi usa Dio. Da chi nega Dio.

Se il Figlio di Dio è in te e tu in lui,  ti perseguitano, ti giudicano, ti condannano, come hanno fatto con lui. Non temere, è il segno, è la prova che lo hanno  trovato in te.   Ma tu non sei solo,  con te c’è il Cristo risorto.  Lo puoi annunciare, testimoniare, passare.  Passare lo Spirito Santo che  parla di lui.

Se il Figlio di Dio è in te e tu in lui,  non appartieni più al mondo e il mondo ti nega,  ti attacca, ti odia, perché non sei suo, perché non ti possiede. Non temere, è la prova che appartieni a Dio.

Se il Figlio di Dio è in te e tu sei rimasto in lui.  Se  sei rimasto lì, sempre, senza interruzione, senza mollare, senza lasciarlo andare, senza rinunciare,  allora ti sei salvato. Sarai nel palmo della mano di Dio, e niente potrà mai portarti via.

Alla fine dei tempi,  canterai,  suonerai,  danzerai  per la gioia,   ed esulterai  e batterai le mani  insieme ai fiumi e alle montagne, davanti al Signore che viene.

Che viene a liberare e a far risorgere tutta la creazione.

 

 

 

 

È il Signore!

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 

A volte ce la metti  tutta per trovare una soluzione, per trovare una strada, per trovare un senso a quello che ti succede. In tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i momenti. Ti ritrovi nel buio, nella notte più fitta, più nera. Non riesci a pescare nulla, non riesce a tirare fuori nulla, non riesci a risolvere nulla. Da solo non ce la fai a trovare il senso più profondo, il senso più nascosto. Da solo non ce la fai.

Gesù ti aspetta sulla riva, ti aspetta sempre, ma tu non lo riconosci, sei  troppo concentrato sul tuo sforzo,  sei  troppo piegato, ripiegato sulla tua fatica,  sul tuo insuccesso.

Ci riprovi nel suo nome, ci riprovi con lui, ci riprovi sulla sua parola. È allora che ce la fai. Allora il senso, lo scopo, il perché, il come,  il quando, zampillano fuori, vengono fuori dal mare da soli, si fanno prendere, si fanno pescare, ti vengono incontro, ti cadono ai piedi. Allora sperimenti,  tocchi e vivi le meraviglie di Dio.

Allora lo riconosci. Il tuo cuore lo riconosce per primo, ricorda, sobbalza, esulta. È il Signore!  Allora come Giovanni, il tuo cuore si è già tuffato in lui, si è già lanciato verso di lui, si è gettato già tra le sue braccia. Prima di te.

Come Pietro poi, ti lanci con tutto il corpo, con tutto te stesso, porti tutto te stesso da lui, perché non ce la fai a stargli lontano, non ce la fai ad aspettare. È il Signore risorto che  si prende cura di te. Ti nutre con il cibo che ti ha preparato.

È quel cibo, è l’eucaristia, che ti fa amare Dio.  Allora con quell’amore, solo con quell’amore, puoi prenderti cura e custodire le sue pecore, i suoi figli. Non ce la fai da solo.

E’  solo l’amore di Dio che  ti da la forza,  che ti fa veramente diventare il custode,  la guida delle sue pecore.   L’amore e la custodia sono legati, collegati.  Gesù te lo ripete per tre volte.  L’amore non c’è senza  la custodia  e la custodia non c’è senza l’amore.   Te lo chiede per tre volte perché è la Trinità, che te lo chiede.  Prima il Padre, poi il Figlio e poi lo Spirito Santo.  L’amore e la custodia  non ci sono  senza la Trinità.

Alla fine Gesù chiede anche a te di seguirlo. Seguirlo in modo più completo, più totale. Seguirlo sulle strade che non sono le tue. Andare dove non vorresti mai andare. Dove non avresti mai pensato di andare. Seguirlo fino in fondo.

Seguirlo in Paradiso.

 

 

 

È risorto?

E’  veramente risorto?

 

 

 

 

Ma come è possibile?

Gesù è risorto!  Ti sembra impossibile,  ti sembra improbabile. Non lo vedi, non lo senti, non lo tocchi. Allora pensi che non esiste.  Che non c’è.  Che  non è vero.

Ma Gesù è Dio. Dio può tutto. Perché perché lo fai come te?  Dio ha creato tutto dal nulla.  Perché non può ricreare il suo corpo?   Lui ha dato vita a tutte le cose, perché non può ridare vita al suo corpo santo e divino?

 

Ma non lo vedo!

Ti dicono che è vero solo quello che si può toccare, pesare, misurare, riprodurre in laboratorio. Solo la materia ha questa qualità, solo la materia quindi è vera.. Allora l’amore? L’amore di tuo figlio per te, lo vedi? Lo puoi toccare, lo puoi pesare?  Lo puoi riprodurre in laboratorio, quanto ne vuoi e quando lo  vuoi e perché lo vuoi tu?

Ci sono cose che non si vedono, ma  esistono. Anzi, sono le più belle, le più importanti, come l’amore. Sono vere, perché le senti. Così vale per Dio, lo sente il tuo cuore, lo riconosce la tua anima.

 

 Ma  è   un fatto?

Si,   è confermato dai testimoni. Gesù è apparso agli apostoli  per tre volte nel cenacolo, quando erano tutti insieme e a porte chiuse. Si è mostrato con il suo corpo risorto.

Lo ha fatto toccare, sentire, ha fatto mettere le mani nelle ferite. Ha mangiato con loro. Se era un fantasma, non sarebbe stato possibile. Il suo corpo risorto è una verità, è una realtà, è una sostanza viva.

 

Chi lo ha visto?

Tanti altri testimoni lo hanno visto tutti insieme.    Gesù è apparso alle donne, a Emmaus, a Cefa, a Giacomo, sul lago di Tiberiade (Gv 21, 1-19) ,   si mostrò agli apostoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro e rimanendo con loro per quaranta giorni, (Atti 1, 3 ),  ai discepoli  per tante altre volte e per molti giorni  (At. 13, 30-33),    davanti a più di 500 persone tutte insieme e in una sola volta ( 1 Corinzi 15,6).    E davanti ai suoi discepoli  quando fu elevato in alto sotto i loro occhi. ( Atti 1, 9).

Ma il testimone più importante è lo Spirito Santo. È lo Spirito Santo che Gesù ha passato ai suoi discepoli e che loro hanno passato a te.  È lo Spirito Santo che ti parla di lui.  È lo Spirito Santo che te lo fa riconoscere.

È lo Spirito Santo che te lo dona. E’ lo Spirito Santo che ti fa credere.  E’ lo Spirito Santo che ti cambia.

Allora lo sperimenti.

Allora  lo tocchi con mano, come Tommaso.

 

 

 

 

 

Mio Signore e mio Dio!

 

«Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

 

 

Gesù,  tu  vieni a porte chiuse.  Entri dentro il mio cuore chiuso dalla paura,  dall’angoscia.  Per difendersi, per ripararsi,  per proteggersi dal dolore.  Per non essere ancora ferito.  Entri nel mio cuore e nella mia anima,  entri nell’eucarestia,  con l’eucarestia.

Vieni con il tuo corpo glorioso,  glorificato e mi vieni  incontro.  Mi vieni  incontro per primo,  per amore, mosso dall’amore.  Gesù, sei davanti  a me e mi fai vedere le tue mani ferite e i tuoi piedi  e  il tuo costato e mi chiedi di toccarli.

Per curare le mie ferite, Gesù, devo entrare nelle tue.  Con la mano mi avvicino alle tue mani,  ai buchi dei chiodi, vuoti, svuotati dai chiodi.  In te Gesù, i chiodi non ci sono più, non fanno più male.  In quei buchi Gesù, posso mettere le mie ferite, il mio dolore.  In te Gesù, saranno svuotate dai  chiodi, da ciò che le umilia, da ciò che le alimenta.  Saranno svuotate da ciò che le fa sanguinare.

Poi  Gesù,  metto le mie mani nella ferita del tuo costato.  Entro in quella ferita.    Il sangue  e l’acqua,  escono  dal tuo cuore.    Le mie mani sono toccate dal tuo cuore.  È il tuo cuore che entra nel mio cuore.

Allora Gesù, tutto di me ti riconosce. Tutto di me esulta, canta, danza di gioia.

Tutto di me, si inginocchia davanti a te e ti proclama, ti acclama:

Mio Signore e mio Dio!

 

 

 

Corri al sepolcro

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

Ecco il momento della fede, ecco il posto della fede, ecco il centro della fede.  Maria, che amava Gesù, va al mattino presto, al sepolcro. Aveva aspettato tutta la notte, lo aveva pensato tutta la notte, era stata con lui anche nella notte. Va da lui quando ancora era buio e vede un fatto nuovo, inaspettato. La pietra del  sepolcro era stata tolta. Non c’è più quello che chiude, che incastra nel dolore, non c’è più quello che copre la morte, nasconde la morte. Si è aperta la porta sulla morte.

Anche lei continua a pensare in modo umano, lo hanno portato via e non sappiamo dove lo hanno messo. E va a dirlo ai discepoli. Ecco l’annuncio. Qualcosa di straordinario  è successo. Qualcosa di inaspettato, qualcosa di impensato.

Corrono tutti e due, Pietro Giovanni. Ma Giovanni di più. Innamorato di Dio. Il cuore gli pulsa, lo porta, lo lancia verso il Signore, verso il suo Dio. Corre, come attirato, come chiamato, come voluto da Dio. Giovanni giunge per primo, ma è talmente forte quello che prova, quello che lo aspetta che non ce la fa ad entrare. Aspetta, si prepara, si dispone, si propone al suo Dio.

Pietro, più pratico, entra e vede e tocca i  teli e il sudario. È sorpreso, tocca con mano i resti, i segni, i simboli di quella sorpresa. Il Signore non c’è più, ma ci sono i segni della sua morte, le vesti della sua morte. Come se si fosse spogliato di quella morte. Come se si fosse liberato della sua morte. Come se avesse vinto la morte.

Allora anche Giovanni entra e vede. Guarda quel fatto, si lascia toccare da quel fatto, si lascia trapassare da quel fatto. Gli arriva al cuore, gli tocca il cuore, gli apre il cuore. Allora capisce, allora crede.

Non avevano capito, non avevano pensato una cosa così grande. La meraviglia di Dio era lì, era lì che tutto era concentrato, era lì che tutto era proiettato. Nella vittoria piena e definitiva sul male e sulla morte. Nel trionfo della vita piena e vera, glorificata nel Padre.  Solo  Dio  poteva pensarla. Solo un amore così grande poteva volerla. Solo un Figlio di Dio poteva realizzarla.

Quello era veramente il Signore. Quello era veramente il Figlio di Dio.