La vita eterna

 

” In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».

 

Sei concentrato su questa vita. Su una vita precaria, difficile, fragile, dolorosa, faticosa. Sei concentrato ad evitare tutto ciò che la  può rendere ancora più difficile, ancora più fragile, ancora più dolorosa. Non pensi mai a quello che verrà dopo. E ti perdi la parte più bella. L’origine, il senso e lo scopo della tua vita. Ti perdi la meta della tua vita. Ti perdi la resurrezione della tua vita. Ti perdi l’eternità.

Guarda al di là. Guarda al dopo. Guarda l’eternità, perché tu ce l’hai dentro, la desideri da sempre, la sogni, la cerchi e non la trovi mai. In questa vita. Perché è nell’altra, in quella che viene dopo. Sei fatto per l’eternità. E ti aspetta.

È un tornare a casa. È tornare da dove si è venuti, è tornare da dove si è partiti. È tornare dal Padre che ti ha voluto e ti ha inviato nel mondo. È tornare alla tua famiglia, ai tuoi cari, alle tue radici più profonde.

Con lo sguardo al di là, all’eternità e a Dio Padre, capirai questa vita. Capirai quello che conta e quello che non conta. Capirai quello che vale e quello che non vale.

Saprai quello che devi fare.

 

 

 

La stessa carne

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla» Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne.».

 

Il potere dell’uomo sulla donna, basato sulla legge.

Il potere di ripudiarla, cacciarla, umiliarla, perché non ha servito, non ha accudito, non ha obbedito.

Il potere di dominarla, usarla, consumarla, perché non è come lui.

Il potere di rifiutarla, negarla, dimenticarla, perché non è nulla, non è importante.

Il potere di ferirla, distruggerla, ucciderla, perché si è ribellata e lo mette in crisi.

 

Dio ha creato l’uomo e la donna. L’ha  tratta dall’uomo, è carne della sua carne, ossa delle sue ossa.

Quando l’uomo si unirà al lei, torneranno a diventare una unità sola, completa, totale.

Quando l’uomo si unirà al lei, torneranno a diventare una carne sola. Nel figlio.

 

Lascerai tuo padre e tua madre. Non dovrai più sentirti la preda, la vittima tra due donne, la madre e la moglie. Non dovrai più barcamenarti, evitare, rimandare, per non prendere la parte di una delle due.

Gesù te lo dice: tua moglie è la tua carne. Lei è la tua famiglia. Lei è la madre.

Se lei è la tua donna, tu sei l’uomo. Se lei è la tua donna, tu non sei più il bambino, non sei più il figlio. Se lei è la tua donna, tu avrai la forza di prendere in mano la tua vita e di diventare il fulcro, la guida, la forza, la protezione, la consolazione  per tutta la tua famiglia. Anche per tua madre.

 

Gelosia

«Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».  Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. … Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

Non è dei nostri. Quello che fa  il bene non ci segue,  non è dei nostri,  non appartiene al nostro gruppo. Non lo può fare perché solo noi abbiamo l’esclusiva.

Gelosia. Perché  nessuno può avere quello che hai  tu. Nessuno può possedere quello che è tuo. Quello che è solo tuo.  Gelosia perché in te c’è l’idea che tu sei il proprietario, il padrone del bene. Hai  l’esclusiva del bene. Il bene è tuo. Solo a te è concesso, solo tu lo puoi gestire, solo tu lo puoi capire.

Gelosia, perché l’altro diventa il tuo rivale, quello che non deve esserci, perché ti oscura, perché ti mette in competizione, perché ti raggiunge.

Gelosia perché devi essere il primo, l’unico, l’eletto, l’inviato, e  nessun altro può esserlo, se non è con te, come te, per te e in te.

Scandalo viene dal greco “skandalon” e significa:  impedimento, insidia. Se qualcosa ti è di impedimento per il bene,  insidia  il bene e ti fa fare il male, cavalo da te.  Scavalo  da dentro di te, strappalo da te, gettalo via, mollalo. Separati da lui perché ti rovina. Estirpalo perché ti fa morire e fa morire la tua anima e anche quella di chi ti vede e ti segue.

Anche la gelosia è un impedimento, è un’insidia, subdola, nascosta, segreta. L’inganno che ti fa sentire il padrone del bene, l’inganno che ti fa credere simile a Dio.

Solo lo Spirito di Dio, solo Dio, è il padrone del bene.  Solo Lui lo genera, solo Lui lo conosce, solo Lui lo dona.

 

 

Il più grande

Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

 

Il più grande è il più piccolo. Perché? Perché tu sei come un calice. Più sei  pieno di te, della tua presunzione, della tua boria, del tuo voler essere al centro,  il migliore, l’indiscusso, il perfetto, il santo, l’illuminato,   meno sei pieno di Dio.  Meno è in te la sua volontà, la sua provvidenza, la sua grazia. C’è meno posto per Lui e Lui non ti può salvare e non può salvare il mondo attraverso di te.

Se invece non sei pieno di te,  se ti permetti di essere imperfetto, difettato, insicuro, incapace, debole, fragile, bisognoso,  allora la grazia di Dio e Dio stesso trovano posto in te. Più riuscirai  a farti piccolo e più si farà posto per lui.

Allora diventerà normale essere l’ultimo e metterti in fondo perché il tuo cuore sta battendo con il cuore di Dio, e con il cuore di Dio, vedrai tuoi figli davanti a te, per proteggerli, per aiutarli, per amarli, per soccorrerli, per non lasciarli soli, per salvarli insieme a Dio.

La sofferenza, l’assenza e la povertà, ti svuotano di te. Non vederli come una sfortuna, sono occasioni, strumenti preziosi che fanno posto a Dio.  Più una persona è sofferente,  povera  e carente del necessario, più può riempirsi di Dio, se lo vuole e se glielo chiede.

Allora i tuoi fratelli davanti a te, bisognosi, poveri, malati, piccoli,  diventano  ancora di più figli di Dio, segno di Dio, presenza di Dio nella tua vita.

Mettili  al primo posto, perché loro lo hanno già,  nel cuore di Dio.

 

 

Chi sono io per te?

«La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 

 

Gesù chiede prima cosa pensa la gente, perché? Perché vuole che tu non pensi con la testa degli altri, della gente, della massa, della moda. Vuole che tu pensi con la tua testa, che tu cerchi di capire chi è Lui. Che tu scopri chi è Lui. Che tu proclami chi è Lui.

L’identità dell’altro serve per stabilire una relazione vera e positiva. Se non so chi è l’altro, come faccio ad amarlo? Come faccio a seguirlo? Come faccio a testimoniarlo?  Poiché Gesù vuole un rapporto vero, personale, profondo, chiede anche te: “Tu chi dici che io sia?” Chi sono io per te? Chi sono io per il tuo cuore, per la tua anima,  nella tua storia?

“Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente!”. È la risposta di Pietro. Sei il Messia, l’inviato da Dio per salvare il mondo. Sei il Figlio di Dio, Dio stesso incarnato, la parte visibile del Dio invisibile.

Se per te Gesù è il Figlio di Dio venuto a salvarti, allora ha senso dare nelle sue mani la tua vita per salvarla.

Questo significa perderla. Perderla  dal tuo dominio, dalla tua assolutezza, dalla tua proprietà. Perdere una vita fatta solo di te, da te e per te. Perderla significa donarla, affidarla nelle mani del tuo Dio, di chi ti ha creato ed è venuto a salvarti.

Perderla significa percorrere le vie che non sono le tue vie, i sentieri che non sono i tuoi sentieri, accettare quello che non avevi programmato, quello che non avevi pensato, quello che non avevi voluto. Significa accettare il progetto misterioso che non hai fatto tu, ma che ha preparato Dio per te. Significa lasciarsi portare da Dio, sulla strada di Dio.

Allora la vita che hai perso, la ritroverai. E sarà salvata, santificata, glorificata, in Dio. Per sempre, per l’eternità.

 

 

Apriti

 

 

“Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano.”

 

Gesù ti insegna come avere la fede. Prima ti devi riconoscere sordo-muto, incapace di ascoltare la parola di Dio e di proclamarla con le tue sole forze, con la tua sola ragione, con la tua sola individualità.

Solo Dio può darti la grazia di ascoltare veramente la sua parola. Solo da Dio viene il dono dello Spirito Santo che ti illumina. Solo Dio può prendere l’iniziativa.

A te rimane il compito di aprirti. “Effata” significa “Sii aperto”. Di fronte a Dio, sii aperto al suo Spirito, a Lui e lascia che Lui ti imponga le mani, lascia che tocchi i tuoi orecchi e tocchi la tua  lingua.

Poi fai come Gesù, alza gli occhi al cielo, anche tu, verso il Padre. Con lo sguardo al Padre, il cuore al Padre, il volto al Padre, insieme a Gesù. Poi con Gesù anche tu emetti un sospiro. Il sospiro è il segno della nostalgia, del desiderio, del bisogno di raggiungere l’oggetto amato. Il Padre, l’unione con lui, desiderata, amata e vissuta. Questo ti apre, questo ti libera, questo ti salva.

Allora i tuoi orecchi potranno udire la parola di Dio e il suo significato e la tua lingua potrà proclamarlo e potrà cantare e gridare di gioia.

 

 

Ipocrisia

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.”

 

Una maschera perfetta, levigata, lucidata. A volte anche scintillante, piena di luci per essere notata, per attirare l’attenzione solo su di lei. Una maschera fatta di norme, di regole tassative, di imposizioni rigide per sé e per gli altri. Per convincere tutti che sei buono, perfetto, senza macchia, senza peccato, senza colpa. Puro, immacolato, santo, divino.

Una maschera per gli altri, per coprire, per non far vedere quello che c’è dietro. Per non far capire quello che c’è dentro. Per nascondere la verità del cuore, per nasconderla agli altri e anche a te stesso. Così ti convinci anche tu che è sufficiente quello che fai, che altro non esiste, che altro non serve. E diventi arido, asettico, amorfo, spento. Non sei sale, non sei luce, non sei  lievito.

Convinci e obblighi anche gli altri a fare come te, ad essere come te. A seguire le tue regole, a servire le tue norme, a mettere la tua maschera. Per non essere il solo a portarla.

Fingi, reciti, simuli, conosci bene il copione. Ma sai che il tuo cuore è altrove. Quello che veramente ti appassiona, quello che ti manda in crisi, quello che ti fa arrabbiare, è altro. Quello che riempie e comanda il tuo cuore, è altro. Quello che sei veramente, è altro.

Nel cuore è  la verità. La scelta del cuore conta. Dal cuore nasce l’invidia, la superbia, l’avidità, l’inganno, la calunnia, la malvagità, l’adulterio, il furto, l’omicidio. Queste cose fanno male agli altri e anche a te. Queste cose sporcano il tuo cuore e anche te. Queste cose rendono  impuro il tuo cuore e anche te.

Lava il tuo cuore, non le mani.
Cura il tuo cuore, non le mani.
Ama il tuo cuore, non le mani.
Dona il tuo cuore, con le mani.

 

 

Da chi andrai?

 

 

 

Tu, da che parte stai? Dio vuole che ti pronunci, che ti schieri, che esci allo scoperto. Devi prendere posizione. Devi scegliere. Scegliere Dio o ciò che non è Dio.

Non puoi stare nelle mezze misure, nel forse, nel poi, nel domani, nel vedremo. Non puoi stare nell’apatia, nell’indifferenza. Devi prendere posizione in modo chiaro, preciso, deciso, stabile.  Gesù vuole che tu  manifesti  la tua scelta, che non rimanga nascosta, mascherata,  ripudiata. Deve essere proclamata davanti a tutti. Così si capisce chi sei, così anche tu scopri chi sei, così entri in Dio.

Si, perché per avere fede, prima bisogna scegliere Dio, dire di sì al suo richiamo. È lui che chiama e tu rispondi. Senza la tua risposta, il tuo si, non c’è relazione e la fede è una relazione. È il tuo sì che ti fa entrare in Dio. È il tuo sì al Padre che ti fa entrare nel mistero del Figlio. È la tua fede che ti fa capire il mistero.

Pietro risponde: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.”

Anche tu, da chi andrai?

Da chi vuole i soldi, tanti soldi, tutti i soldi, per essere il primo, il migliore, superiore a te, anche a costo di truffarti, di calpestarti, di rubarti il diritto, la salute, la dignità.

Andrai da chi vuol essere il padrone della tua vita, decidere al tuo posto, importi la sua volontà, imprigionarti. Da chi ti leva la libertà,  la volontà e la vita.

Andrai da chi ti convince che devi pensare come tutti, che sei bravo e normale se sei come tutti, se sei uguale a tutti e non crei problemi. Da chi ti impedisce di pensare con la tua testa e ti annulla e cancella la tua originalità e la tua unicità.

Andrai da chi ti dice che siamo nati per caso, che tutto è materia e caos, per giustificare così ogni abominio, ogni violenza, ogni prevaricazione e anche la nullità della tua vita.

Andrai da chi ti fa credere che la ragione e la scienza è l’unico riferimento, da chi fa morire Dio e lo spirito per poter essere il tuo Dio, il tuo re, per farti diventare il suo suddito, a suo uso e consumo.

Chi di loro ha parole di vita eterna? Chi di loro ti dà la vita eterna? Chi di loro incarna l’amore di Dio? Chi di loro ti dà lo Spirito Santo? Chi di loro ti salva e ti libera dall’angoscia, dal dolore, dalla morte? Chi di loro ti resuscita? Chi di loro ti  dona il paradiso e il Regno di Dio?

Solo Gesù ha parole di vita eterna.
Lui è la Parola di Dio. Lui è la Vita eterna.
Lui è l’inviato di Dio.
Lui è il Figlio di Dio.
Lui è il Santo di Dio.

 

 

Rimani in me

Gesù lo ripete tante volte che è la sua carne: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.  Il pane che io darò  è la mia carne per la vita del mondo.  In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.”

Quel pane dell’eucaristia è veramente la sua carne e quel vino è veramente il suo sangue. La carne e il sangue di Cristo risorto, santificato e glorificato. Perché non può farlo? Lui è Dio. Lui può tutto. È Lui che ha creato tutto.  Quel pane non  appare come carne  perché saresti obbligato a credere, e Dio rispetta la tua libertà. Ma la sostanza è cambiata, è mutata.  Nella comunione, il Figlio di  Dio,  con il suo corpo e il suo sangue, entra in te, entra in te veramente, sostanzialmente,  realmente. Entra in quello che sei, nella tua storia, nelle tue radici, per darti la vita vera, per risanarti, per farti risorgere.

Chi mangia la mia carne rimane in me. Ma ci pensi? Rimani in Dio. Rimani. Non per un po’. Rimani, resti, dimori, vivi, mangi, dormi, cammini, parli, ami, dentro Dio. Sei dentro di Lui. Sei attorniato da Lui, circondato da Dio, abbracciato da Dio, protetto da Dio, riscaldato da Dio,  amato da Dio.

Sei in Lui, illuminato dalla sua luce, respiri la sua grazia, ascolti la sua armonia e la sua parola. Rimani in Lui. Non sei ospite, non sei estraneo, non sei di passaggio. Rimani a casa sua.

Tu rimani in Lui e Lui rimane in te. Ma ci pensi? Dio, il Figlio di Dio, rimane in te. Dimora in modo stabile. È con te sempre,  non ti abbandona, non ti dimentica, non ti lascia solo. Dimora in te. Prende dimora in te, nella casa della tua anima.

Ma uno che ha in sé Dio, che può temere? Di che ha paura? Di che si preoccupa? Come fa ad essere triste? Che gli manca? Ha in sé l’essenza della vita, l’origine della vita, la vita vera, la vita eterna.

 

 

Se non ce la fai

 

 

 

 

 

Come  Elia,  se  non ce la fai più, se sei stanco, sfinito, deluso, rifiutato, negato,  allontanato,   allora fermati  e abbandonati nelle braccia di Dio.  Metti il tuo cuore nel suo cuore, senza ragionare, senza programmare, senza controllare.  Fidati,  dormi tra le sue braccia.

Il Padre ha cura di te e ti dà il nutrimento, ti dà il pane del cielo, il pane vivo.  Solo quel pane riesce a darti la forza di percorrere la strada di Dio, la strada della sua volontà, del progetto di salvezza che ha preparato per te,  per farti arrivare a Lui.

Sei stato chiamato da Dio. È il Padre che ti ha scelto. Se  hai  intrapreso una strada verso  Dio e perché Lui lo ha voluto.  È Dio che ti ha chiamato e ti attira  a sé.

Ha mandato il Figlio,  perché attraverso di Lui tu possa incontrare il Padre.  È il Figlio il suo pane. Il pane vivo disceso dal cielo. Il pane è la sua carne  e la sua vita, è la vita stessa del Padre,  di Dio.  E’  l’Eucarestia.

Lascia che entri in te, nel tuo mondo, nella tua storia, nelle tue radici e lascia che ti salvi.