Il pane del cielo

ok ok

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».  Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».  Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

 

 

 

Cosa cerchi in Gesù?  Cosa vuoi, veramente.  Quale pane.  Cosa ti sazia, cosa ti prende, cosa ti riempie.   E cosa dai, cosa offri, cosa porti,  ai fratelli.

Il tuo pane.  Non riempie, non sazia, non dura. L’altro lo sente, che è il tuo. E non gli basta. E non lo vuole.

Il pane di Dio.  Viene da Dio. Viene dal Padre.   È il pane che ha il sigillo del Padre,  il volto del Padre.   È il Figlio suo.    È il suo corpo e il suo sangue.   È l’eucaristia.

Gesù è il pane vero,   il pane vivo.   Che riempie,  che dura,  che sazia.   Se vai a lui,        e ti nutri di lui,  il tuo cuore si colma, e non ha più fame.   Se credi in lui,  e ti riempi di lui,  la tua anima   non ha più sete.

Questo è il pane vero,  che  l’altro aspetta.    Questo è il pane vivo,  che gli devi portare.

È condivisione  di  Dio.

È com-unione  con Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La moltiplicazione dei pani

dc7ad27c5c_1932482_med - Copia - Copia

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.  Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».  Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.  Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.  E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

 

 

La compassione e la condivisione.   Non c’è condivisione, senza la compassione.

Come Filippo.   Anche tu ti chiedi.  Ma come faccio?  Non ce la faccio.   Non ci arrivo.  Non posso.  Non sono.

Metti quello che hai.    Quel poco, quel piccolo, quel solo, che hai.    Mettilo nelle mani       di Gesù.   Ecco come fare.

Lascia che lo prenda lui.   Lui lo presenta al Padre.  Lo benedice nel Padre e con il Padre.  E te lo ridà.

Quello che ritorna, non è più quello di prima. È stato consacrato. È diventato parte di Dio.

E quello che dai agli altri, non è più tuo,  è di Dio.   È il suo cuore.  È il tuo cuore, con il suo, nel suo.

L’altro lo sente.   Lo sente che quello,  è il pane vero.  È il pane,  che nutre veramente.       È il cuore che consola,  veramente.   È il pane di Dio,  che sazia fino in fondo.   E riempie, e trabocca,  e traborda.   E avanza,  per gli altri.

Per essere donato ancora.

 

 

 

 

 

 

Venite in disparte

 36618_all_011_02In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.   Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.  Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

 

 

 

Venite  in disparte,   e riposatevi un po’.   La vera vacanza.   Il vero riposo.    Solo  Dio,     te  la può dare.    Solo in  lui,  puoi riposare.

In disparte.  In disparte dal mondo.  Senza prendere parte del mondo.  Senza confonderti, con il mondo.   Senza identificarti, con il mondo.  In disparte,  dalla parte di Dio.   Appartieni a lui,   non al mondo.

Ecco,  la missione, l’evangelizzazione, andare verso gli altri,    stanca.   Non ce la fai.      Ti finisce,  si sfinisce.    Ecco cosa devi fare,   ecco cosa devi ritrovare.

In disparte con Gesù.  Questo ti ricarica.  Ti ricarica di Spirito Santo. Ti riempie di Spirito Santo.   Ti fa ritrovare  il centro, il senso, lo scopo.   Ecco cosa mettere al centro dell’andare verso gli altri.    Dio, il Padre.   Il Padre di tutti.

In disparte,  con Gesù.   Se non prendi parte  di lui,  con lui  e in lui,   agli altri non riesci     a portarlo.   Porti solo te stesso.    Porti  solo un ricordo,  un’immagine,  una ipotesi.      Che sbiadisce,  che finisce,  che scompare.

E l’altro lo sente,  e l’altro lo vede,  e l’altro lo vive,   che non c’è Dio.   E non lo trova.        E non lo ascolta,  e non lo segue.

Nel deserto.   Nell’assenza,  nella mancanza, nella debolezza, nella precarietà,    incontri Dio.

Diventi  un calice vuoto,    che si riempie solo di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Li mandò a due a due

jesusIn quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.  E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».  Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

 

 

E tu che fai?

Gesù  chiama anche te.  Non ti girare,  a vedere se dice a qualcun altro.  È te che chiama,  è te che vuole.  È te che manda.

Con chi?

In due.  Da solo non ce la fai.   In due, per essere in tre,  con Gesù.   Allora, solo allora diventi  amore,  condivisione, comunione.  Tra voi due,  e con gli altri.

A fare cosa?

A salvare le persone.   A vincere il male,  che le distrugge.   Con il potere di Gesù.  Solo lui lo può fare.   E lo ha dato agli apostoli, ai sacerdoti,  per vincere il male.  Per levare il male.  Per guarire dal male.

Come?

Solo con un bastone.    Su che, ti appoggi.   Su chi, ti appoggi veramente.  Su che, ti basi. Gesù è l’unico  che ti sostiene.

Senza sacca.   Cosa c’è nella  tua sacca.  Guardaci dentro bene,  fino in fondo.   Quali sono le vere intenzioni, con cui vai.   Cosa si nasconde sotto. Cosa porti veramente,  con te.

Né pane.    Qual’è il  tuo  vero pane.  Di che si nutri.   Cosa ti soddisfa.  Cosa ti riempie.   Solo il pane di Dio lo può fare,  e il pane condiviso con i fratelli.

Né denaro.   Quanto denaro,  quale denaro cerchi.  Sei  dipendente, schiavo, incatenato. Senza denaro, sei liberato.

Con quante tuniche?   Con quanti travestimenti, vai.   Con quante coperture.  Con quante forme.  Con quali paramenti.   Vesti l’umiltà di Dio.

Entra nelle case.  Non aspettare che gli altri vengano da te.  Come un re.  Vai da loro. Entra nella loro realtà,  dolorosa, faticosa, ferita.  Entra nelle loro piaghe, e porta il Signore. E porta il Salvatore.

Se non ti accolgono.   Se ti rifiutano,  se non ti vogliono.   Se si ostinano.  Fagli capire,  fagli vedere cosa gli fa il male.   Li fa diventare polvere,  ai suoi piedi.   E poi li scrolla.

Levare il male,  fa guarire.    Fa guarire le ferite,  dei tuoi fratelli.

E anche le tue.

 

 

 

 

 

 

 

Profeta in patria

farisei-maestri-della-legge1 - CopiaIn quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.  Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

 

 

 

L’invidia. Chiude gli occhi. Chiude il cuore.

In-video.  Non-vedo.   Non vuoi vedere.  Non lo vuoi vedere l’altro,  perché ha più di te. Ha  quello che tu, non hai.   Ha quello che tu, non potrai mai avere.

Nella sua patria,  a casa sua,  Gesù compiva prodigi.   Davanti ai suoi,  per i suoi.   Lui  era il Figlio di Dio.  Era sopra di loro .Era di più di loro.   Ecco l’invidia.  Se tu sei più di me, se io non posso arrivare a te,   se non posso salire fino a te,   allora ti devi abbassare tu.  Ti abbasso io.  Comincio a denigrarti,  a disprezzarti, ad annullarti.  A portarti al mio livello.   Non era il falegname?   È uno di noi. È come noi. È meno di noi.

Invidia.  Perché  ti pensi piccolo.  Pensi di essere piccolo,  di non contare.  Di essere        di meno.  In-vidia.  Non-vedi l’amore di Dio per te.

Se vedi l’amore di Dio,  ti accorgi che è uguale per tutti.   Tutti figli.  Tutti amati.  Tutti  nello stesso modo.  Tutti allo stesso livello.    Non sei da meno.  Non sei mai stato da meno. Non lo sarai mai.

Gesù la vede, la loro incredulità.    Ecco cosa c’è,  sotto all’invidia.   Alla base dell’invidia, c’è l’incredulità.  La mancanza di fede.  La mancanza di Dio.

C’è un cuore chiuso,  a Dio.  Che non vuole Dio.  Che lo ha rifiutato, che lo ha rinnegato. Che ha negato Dio.

Un cuore indurito.  Un cuore ostinato.  Un cuore seccato.  Un cuore inaridito.

Solo Dio lo può salvare.  Solo il Figlio di Dio lo può cambiare.

Se lo fa entrare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Alzati !

ok - Copia (3)

SAMSUNG

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.  Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

 

 

 

Non tanto le parole. Contano le intenzioni e i fatti.

Come la donna,  anche tu hai sofferto.   Un dolore  ti ha piegato,  ripiegato,  schiacciato.   Ti ha svuotato, levato, portato via il sangue, le forze, le energie.  Hai chiesto aiuto, invocato, supplicato,  ma nessuno lo ha placato.  Nessuno lo ha fermato.  Vai da Gesù.

Vai, con il cuore proteso e con la mano tesa, per toccare il suo mantello. Per toccare lui. Lo devi fare, per entrare in un rapporto vivo e vero con lui.  Lo puoi fare, nell’eucarestia.

E la forza di Dio, lo Spirito di Dio,  esce da lui, ed entra in te.  E tocca  te.  E ti guarisce.

È un incontro profondo. È un fatto.   Gesù si ferma,  e ti vuole vedere in viso.   Il suo volto, nel tuo.   I suoi occhi,  nei tuoi.  Ecco la fede.

 

Come la figlia di Giàiro.   Una persona, una parte di te,  la tua anima,   è sfinita,  finita,     sta per morire.

Vai da Gesù.  Con tutto  il cuore,  ti getti ai suoi piedi.   Lo supplichi di imporre le sue mani sulla tua anima, su di te.  Di toccare  con le sue mani, la tua anima,  perché sia salvata.

Gli altri ti portano via. Ma dove vai. Ma che fai. Da chi vai. Tanto non c’è niente da fare. Non si può fare più nulla, è morta.  Ma tu,  non temere.

Gesù viene da te.  Viene lo stesso.   Perché  piangi?   Ti prende per mano.  E ti dice: “Alzati”.   La sua mano, nella tua.  La sua mano con la tua.    Dio,  ti ha preso per mano.     E ti ridà  la vita.

Ecco chi è Gesù.

È colui che ti salva,  dalla morte.

È colui che ti rialza,  dalla caduta.

 

Ecco cosa è,  la fede.

È tendere la mano a Dio,  e ai fratelli.

E farsi prendere per mano da Dio,  e dai fratelli.

È un incontro,  di mani.

 

 

 

 

 

 

 

Perché avete paura?

ok ok

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.  Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».   Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».  E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

 

 

 

La tempesta,  fuori di te.   La tempesta,  in te.   Le onde,  ti travolgono il cuore.                     Ti riempiono il cuore.   Si prendono il cuore.   Le onde della paura.  Le onde del dolore.     Ti pesano,   ti portano, ti sconvolgono.   Non ce la fai.

Ti senti perduto.  Ti senti finito.  Ti senti sfiancato.     Per quello hai rinunciato,   a Dio.    Per quello  te ne sei andato, da lui.    Per quello sei arrabbiato, con lui.   Perché ti sembra che lui dorma.  Che lui non ci pensi.  Che a lui non interessa.

Non hai  ancora,  fede.   Gesù lo porti con te,  ma non è in te.   È messo lì,  da una parte.    È una parte di te.   Addormentata, isolata, usata.    Gesù per te,  non è il Signore.

 

Perché  avete paura?

Se  Gesù  è il Signore,  non devi avere paura.   Non puoi,  avere paura.   Te lo fa vedere.  Lui comanda  il vento fuori,  e dentro di te.   Minaccia il vento,  delle tue paure.   Lo vince e lo placa.   E le placa.

Dice  al mare  delle tue inquietudini, della tua angoscia, del tuo dolore.   “Taci, calmati!”      E le onde non ti fanno più male.   Non ti travolgono più.  Non ti prendono più.

 

Ecco chi è costui.

È Dio.  È il Signore.   È Colui che ha fatto te,   e tutte le cose.   Tutte le cose esistono in lui,   e per mezzo di lui,  e in vista di lui.    E senza di lui non esistono.

E il vento del mare,  gli obbediscono.

Ecco,  la fede.

 

 

 

 

 

 

 

Il granello di senape

seminatore - Copia

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

 

 

 

Povero, semplice,  il più piccolo.   Il granello di senape  è Gesù,  in te.   Sei tu,  in lui. Quando sei così.  Quando fai così. Quando scegli,  di essere così.   Come Gesù,  in Gesù.

Quando ti lasci portare da Dio,  nel terreno che ha scelto lui.   Quando ti lasci immergere nella sua terra,  nella sua volontà.    Quando ti lasci nascondere,  tra le sue braccia.  Quando ti lasci nutrire  da lui.    Quando,  ti lasci,  fare.

Allora germogli.    Allora spuntano le foglie di Dio,  la pianta di Dio.   Le opere di Dio.      Non sono le tue,  sono le sue.   E spuntano  le tue radici.  E sai chi sei.

Allora diventi  stelo,  e spiga,  e chicco di grano.  Il  grano di Dio.   Che  può nutrire  te,         e gli altri.

Allora diventi tronco,  e albero,  e rami,  e frutti.   I frutti di Dio.  Non sono i tuoi,  sono i suoi. Rami,  che si aprono come braccia aperte, verso il cielo.   E lodano Dio.

Rami,  come braccia aperte  verso Dio e  verso i fratelli.   Come uccelli,  possono venire su quelle braccia,  e rifugiarsi, e riposare.

 

Allora si vede, Dio.   L’opera di Dio.    Allora si sente,  Dio.  La presenza di Dio.

Il Regno di Dio.

E’  Gesù,    in Gesù.

 

 

 

 

 

 

 

Corpus Domini

01.01.2011-fOTO-SONCINI-Ultima-Cena-dipinto-in-una-Chiesa - Copia

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».  Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».  I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

 

 

 

Non è  un’ipotesi,  un’impressione,  un ricordo.   È corpo  e sangue  del Figlio di Dio.          È vivo e vero.   Nella sostanza,  nell’essenza.  Non nell’apparenza.

È corpo.     È vitale  e palpita.    È parte di un cuore che batte.     È un pezzo di cuore      del Figlio di Dio,   che batte per te.     E diventa cibo, per te .    Per stare con te.                E diventare parte  di te.     Carne  della tua carne.

È sangue.    È  il sangue  del Figlio di Dio,   versato sulla croce.   Versato per te.              Che viene  su di te,   e ti salva.    Entra in te.   E diventa parte  del tuo sangue.          Sangue del tuo sangue.

È un’intimità.   È l’intimità più totale.   È l’intimità di Dio.

È il sangue  dell’alleanza.  Un legame di sangue.  Alleanza  = ad-ligo.  Che ti  lega -a  Dio.  Che ti unisce a Dio.   Che ti unisce al Padre,  come figlio.   Con il Figlio.   Per lo Spirito Santo.    Ti unisce alla Trinità.

E ti unisce  anche ai fratelli.

Come i chicchi di grano,  fanno un unico pane.

Come gli acini di uva,  fanno un unico vino.

La  com  – unione.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Trinità

tri_bis-Copia - Copia

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.  Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.  Gesù si avvicinò e disse loro:  «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

 

 

Tre Persone, un unico Dio.   Non è una somma:    1 + 1 + 1 =  3.    Ma è : 1 x 1 x 1 = 1.  Ogni persona è per.   È per l’altro.

Come l’amore,  è per.  Non esiste senza l’altro.   Il Padre che ama,  il Figlio che è l’amato, e lo Spirito Santo,  che è l’amore che li unisce.   È un abbraccio di amore.

Che continua ad essere per,  anche al di fuori di sé.   Il Padre per amore,  ti dona il Figlio.  Il Figlio,  ti dona la sua vita,  per salvarti.   Lo Spirito Santo viene,  per santificarti.

La Trinità è la casa di Dio,  se ci sei dentro,  sei salvo, sei a casa .  È la famiglia di Dio.  Se ne fai parte, sei salvo,  sei figlio di Dio.

E,   come un carattere ereditario, come un marchio di famiglia,   anche tu diventi,  per.   Per il Padre  e  per il Figlio,  nello Spirito Santo.

Diventi per,  anche per l’altro.  E ti apri all’altro. E non puoi più vivere senza l’altro.

Porti agli  altri  uomini,  la Trinità.   E con loro diventi,  l’abbraccio di Dio.  La casa di Dio.

La famiglia di Dio.