Il più grande comandamento.

 

 

 

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».    Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

 

 

Amerai il Signore tuo Dio    con tutto il tuo cuore,  con tutta la tua anima   e con tutta   la tua mente.    Questo è il grande e primo comandamento.      Il secondo è simile a quello.  Amerai il prossimo tuo come te stesso.      E per te,  quale è il più grande comandamento?

 

Il secondo.

Per te,  viene prima il secondo.   Lo metti prima, il secondo.  Lo metti davanti, il secondo. Davanti a Dio.

Per te,   ci sta solo il secondo.      Vedi solo il secondo.  Conta solo il secondo.  Vale solo   il secondo.  Senza Dio.

È il primo levi proprio.  Lo cancelli proprio.      Ti dà fastidio. Ti inciampa. Ti impiccia.  Dio. Te lo levi di torno.   E rimani tu. Solo tu.    E chi vuoi tu.    Ma senza Dio.

 

Il primo.

Dio,  lo metti prima.    Viene prima. Ci sta prima.  Perché è Dio.    E perché senza di lui, non ci stavi manco tu.

Amerai il Signore tuo Dio.        Lo ami Dio.  Lo ami il tuo Signore.   Perché ti ha fatto  lui.    Ti ha voluto lui.  Ti ha amato lui.   Per primo.

Con tutto il tuo cuore.        Non ci metti un poco  del tuo cuore.    Non ci metti un pezzetto  del tuo cuore.  Non ci metti un avanzo del tuo cuore.    Ci metti tutto  il cuore.    Lo riempì tutto il tuo cuore,  di amore.    Per lui.

Con tutta la tua anima.        Fai vibrare la tua anima, di amore.  Fai incendiare la tua anima, di amore.    Fai brillare la tua anima,  di amore.   Per lui.

E con  tutta la tua mente.      E non ce la fai a non pensare a lui.  E la mente ci va da sola, da lui.  Corre da lui.   Sta con lui. Sempre.    E lui sta con te. Sempre.

 

Il secondo è simile a quello.         Il secondo ci sta,  se ci sta il primo.   Il secondo parte  dal primo.  Viene dal primo.   Sgorga dal primo.

Amerai il prossimo tuo.       Non chi ti pare. Non chi ti scegli. Non chi vuoi.  Non chi ti piace.  Il prossimo tuo.   È quello che ti trovi vicino.   Quello che ti viene vicino.   Quello che ti si fa vicino.

Come te stesso.        Non ce la fai ad amarlo, come te stesso.   Se non ci sta Dio.   Non ce la fai a guardarlo, come te stesso.    Se non ci sta lo sguardo di Dio.    Non ce la fai  ad abbracciarlo. Se non ci sono le braccia di Dio.  Non ce la fai a consolarlo, come te stesso. Se non ci sta il cuore di Dio.

Come te stesso.       E Dio non si china solo su di lui.   Ma anche su di te.   E Dio non guarisce solo lui.   Ma anche te.    E Dio non consola solo lui.   Ma anche te.

 

Come te stesso.                                                                                                                     E trovi te stesso.

 

 

 

 

 

 

Il tributo a Cesare

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.   Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».  Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».   Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

 

“È lecito o no, pagare il tributo a Cesare?”       E tu,   da che parte stai ?

 

Dalla parte di Cesare.

Gli hai dato l’anima,  a Cesare.    Gli hai venduto l’anima,  a Cesare.   Con la sua moneta.  Per la sua moneta.

Gli hai messo nelle sue mani,   le anime.  Tutte le anime.   Le hai fatte diventare moneta. Per la sua moneta.

Gli hai dato Dio,   a Cesare.   Gli hai venduto Dio.     Ci hai messo Dio,  nelle sue mani. Come una moneta.  Per una moneta.    Per 30 denari.

 

Dalla parte di Dio.

Il tuo Dio non è Cesare.  È Dio.     Il tuo Signore non è Cesare.  È Dio.    Non è a Cesare che rendi conto.   Ma a  Dio.

 

Conoscendo la loro malizia.         Ci provano. Ci provano con l’inganno.    A farti cadere.     A farti cadere ai loro piedi.

Ipocriti.       Usano i soldi.   Ti mettono sotto il naso i soldi.  Per farti crollare.   E controllare.

Mostratemi la moneta del tributo.      Ecco la moneta del tributo.  Ci sta la faccia di Cesare. Li, comanda Cesare.  È di Cesare . Appartiene a Cesare.

Questa immagine e l’iscrizione di chi sono?  Di Cesare.    Ecco chi ci sta stampato sopra. Ecco se servi a lui, cosa ci sta stampato su di te. Ecco cosa ci sta scritto sulla tua anima. Cesare.   Non Dio.

 

Rendete a Cesare quello che è di Cesare.      Quello che è suo,   lo ridai a lui.    Non lo far diventare tuo.  Non diventare suo.      Non diventare anche tu,  la sua moneta.

E a Dio quello che è di Dio.        Ecco cosa ci sta stampato nella tua anima.   Il volto di Dio. Ecco cosa ci sta scritto nella tua anima. Il nome di Dio.

E a Dio quello che è di Dio.         Ecco il tributo che gli dai a Dio.  Quello che gli devi a Dio. Quello che ti ha dato lui.    La tua anima.  Il tuo cuore.    E tutto quello che ci sta dentro.

 

Ecco,   tu  sei.                                                                                                                           La moneta di Dio.

 

 

 

 

 

 

Venite alle nozze

  In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:  «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.  Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.  Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.  Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.  Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

 

Anche a te Dio chiama,    alla festa delle nozze del Figlio.      E tu,  quale invitato sei ?

 

Non ci vai proprio.

Non ci vuoi andare.  Non ci vuoi stare.     Stai fuori. Ti fai fuori. Ti tieni fuori. Ti metti fuori.    Fai fuori il Figlio di Dio.   E anche te.

Non ci va  il tuo cuore.     Non ci hai messo il cuore.  Il cuore lo hai messo in altro.     E vai a fare altro.  E ti prende altro.  E ti porta via, altro.     Lontano da lui. E lontano da te.

E se Dio insiste e ti manda i suoi.      Li insulti, li deridi, li denigri.    Li calpesti,  li fai sparire. Li fai morire.      Ma hai ucciso,   solo te.

 

Ci vai.

Andate ai crocicchi delle strade.        Stavi per strada. Dimenticato, abbandonato, rifiutato.  Sfinito. Malato.    Proprio te, Dio ha cercato.    Proprio a te, Dio ha pensato.

Tutti quelli che troverete, invitateli alle nozze.   Proprio tu sei invitato. Proprio tu sei onorato. Proprio tu, sei chiamato.  Proprio tu, sei scelto.      Proprio tuo, è il posto al banchetto delle nozze.

 

Senza l’abito nuziale.        Ci stai.     Ma non ci sta il tuo abito nuziale.   La tua veste non è candida.   La tua anima non è candida.

Gettatelo fuori.       Senza l’abito nuziale,  non ci puoi stare.     Perchè significa   che  non ti vuoi sposare.     Perché sei tu, che ti sposi.       Quelle sono le tue nozze mistiche.  Tra te,  che fai parte del corpo mistico,   e il Figlio di Dio.

L’abito nuziale.       L’abito te lo da  la grazia di Dio.    È lo Spirito Santo, che ti veste di Dio. Ti veste di Cristo.    È Gesù  il tuo abito.

L’abito nuziale.       È Cristo che ti riveste.   E ti fa per lui. Degno di lui.   Solo lui è degno. Solo lui ti fa degno.

L’abito nuziale.        È quella la veste  che vede il Padre.      È quella  che guarda il Padre.  È quella che riconosce il Padre.   È quella che vuole il Padre.      Ora sei pronto.

 

Ma ti rendi conto, che cosa è quel banchetto?                                                                         È il banchetto di nozze,    tra te  e il Figlio di Dio.                                                                    È il banchetto di nozze.   Tra te  e Dio.

È il banchetto di nozze  del paradiso.                                                                                       È la festa di nozze  del paradiso.

 

 

 

 

 

 

I contadini malvagi

 In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:  «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.  Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.  Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.  Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».   Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».  E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?  Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

 

 

Anche a te  il Signore,  ha dato la sua vigna.         E tu,  cosa ne hai fatto ?

 

Te la sei presa.

Te la sei tenuta.     E te la tieni per te. Tutta per te.  La vuoi per te.    L’hai fatta tua. Solo tua. E ti sei fatto il suo padrone.  L’unico padrone.    Non  Dio.

E li fai fuori, quelli che ti manda Dio.   Li butti fuori. Li cacci fuori. Li getti fuori.  Li fai sparire. Loro.   E Dio.

E fai fuori, pure il Figlio.  Il Figlio di Dio.     Lo colpisci ancora. Lo sfregi ancora. Lo calpesti ancora.  Lo uccidi ancora.      Perché vuoi essere tu. L’unico Dio.      Ma  hai ucciso  solo,  la tua anima.

 

La dai  a Dio.

Non è tua, la vigna.  È di Dio.     E a Dio la rendi.   E a Dio la dai. Gliela ridai.

La diede in affitto.     Non sei tu il padrone. Tu sei l’affittuario.   Quello che ce l’ha in prestito. Per un poco. Per un motivo.

A dei contadini.        Non sei tu il padrone. Tu sei il contadino.    Quello che ce l’ha in cura. Quello che se ne prende cura.  Quello che la cura.   Come vuole Dio.

Mandò i suoi servi a ritirare i raccolti.       E quando Dio ti manda i suoi servi.  I suoi.  Quelli che servono solo lui.     Li accogli.  Li onori.    E gli dai i frutti che hai raccolto.    Perché sono di Dio.

Mandò loro il proprio figlio.  E quando viene il Figlio. Il Figlio di Dio. È venuto Dio in persona. E lo accogli, perché è Dio.  E lo onori, perché è Dio.     E gli dai tutto.   Perché è tutto suo.

La pietra che i costruttori hanno scartato.   E non lo scarti. Il Figlio di Dio. E non lo getti via. E non lo butti via.  E non lo scalci.  Come una pietra d’inciampo.

È diventata la pietra d’angolo.  Ma lo hai fatto la tua pietra d’angolo. È la tua pietra d’angolo. Su cui ti poggi. Su cui ti basi. Su cui ti fondi.      E ci metti sopra.  Ci poggi sopra,  pure la vigna.  Tutta la vigna.

 

Allora si,  che produce frutto.   Allora sì, che fa i frutti.    Allora sì,  che vengono fuori i frutti.   I frutti di Dio.

I frutti,   che hanno il sapore di Dio.                                                                                           I chicchi d’uva.    Ripieni di Dio.                                                                                                 I chicchi d’uva.    Con il succo di Dio.                                                                                       I chicchi d’uva.    Che sanno di Dio.

E diventi  anche tu.                                                                                                               Chicco  di Dio.

 

 

 

 

 

I due figli

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».   E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

 

Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va a lavorare nella vigna.” Ed egli rispose:   “Non ne ho voglia”.  Ma poi si pentì e vi andò.   Si rivolse al secondo e disse lo stesso.  Ed egli rispose: “Sì, signore”.  Ma non vi andò.                                             E tu,   a quale dei due figli,  assomigli ?

 

Al secondo.

Dici di  sì.     Per finta, per forma, per forza.    Ma non ci metti il cuore. Non parte dal cuore. E non lo fai.

Dici di  sì.    E hai finito. E hai fatto.  Non ti serve farlo. Non ti sprechi a farlo. Non vuoi farlo. E non lo fai.

Dici di si, a Dio.  E poi lo ritiri. Te lo riprendi. Te lo rimangi.   Lo getti via. E getti via pure Dio. Così non ti dice niente.    E continui  a non fare niente.    E diventi  niente.

 

Al primo.

Dici di no.      Ma ci metti il cuore.     E il cuore dice di sì.  Grida di sì.     E lo fai.

 

Figlio.           Ecco chi  te lo chiede.   È tuo Padre. Dio Padre.   Quello che ti ama.  Te lo chiede con il cuore.

Oggi  va a lavorare nella vigna.       Ti chiede di fare.  Ti chiede di darti da fare.  Ti chiede di realizzare.   Di fare diventare concreto. Il suo progetto.   Di farlo tuo.

Non ne ho voglia.       La voglia sta  da un’altra parte.     La voglia ti porta  da un’altra parte. Il cuore,  lo avevi messo da un’altra parte.    Non in Dio.

Ma poi si pentì.          Ma poi si è svegliato,  si è risvegliato.    E ha capito.  E ha gridato.   E ha reclamato  il suo Dio.

E vi andò.                 E si è lanciato.    Ti è partito il cuore.  È andato il cuore, nella vigna. Prima di te  . E ha portato te.

E vi andò.                E ha fatto. E hai fatto.   E ha compiuto. E hai compiuto.   Quello che ti ha chiesto di il Padre.   La volontà del Padre.

 

Il  Sì vero.                                                                                                                                   È   il Sì  del cuore.

 

 

 

 

 

 

Lavoratori per la sua vigna

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:  «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.  Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.  Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

Quando arrivarono i primi,  pensarono che avrebbero ricevuto di più.    Ma anche essi ricevettero ciascuno  un denaro.    Nel ritirarlo, però,  mormoravano contro il padrone.       E tu,   a che guardi ?

 

Alla paga.

Guardi  alla paga.        Pensi alla paga.  Ti interessa la paga.    Il tuo cuore è  nella paga.  Non in Dio.

Alla paga  degli altri.       La tua deve essere di più.  Di più degli altri.    Ti spetta  di più.     Ne vuoi di più.    Non vuoi Dio.

E anche Dio,   è uno che ti deve pagare.  Ti deve dare.    E se non lo fa. Te lo levi di torno. E ti prendi da solo. Tutto quello che vuoi.       Ma non hai più Dio.  Il suo cuore.   E il tuo.

 

A Dio.

Hai bisogno del cuore di Dio.    Non della paga.    E vai da lui.

Uscì all’alba a cercare lavoratori per la sua vigna.     Ti cerca lui. Viene lui.  Ti chiama lui.  Ti sceglie lui.   Ha bisogno di te. Per lavorare. Per agire. Per fare. Per coltivare. La sua vigna. La vigna di Dio.    Il Regno di Dio.

Uscì alle nove, a mezzogiorno,  alle cinque.          Non si rassegna Dio.  Non ti lascia Dio.  Non ti dimentica Dio.  Ti viene a trovare dove stai. Dove ti sei fermato. Dove ti sei bloccato. Dove ti sei incastrato.    E ti chiama con sé.  A sé.

 

La paga. Quelli delle cinque.      Hanno detto di si a Dio.  Hanno accolto la chiamata di Dio. Si sono fidati di Dio. Hanno fatto quello che gli ha chiesto Dio. Questo serve alla sua vigna.

Quando arrivarono i primi.       Ti sembra che ti spetta di più.  Ti sembra che hai fatto di più. Ma hai risposto alla chiamata di Dio. Come gli altri.    Hai fatto quello che ti ha chiesto Dio. Come gli altri.

Mormoravano contro il padrone.     Te la prendi con Dio. Lo rimproveri Dio. Lo contesti Dio. Perché stai fisso sulla paga.    E Dio per te,  è solo un contratto.

Sei invidioso perché io sono buono.       Non lo vedi il cuore di Dio.   Non lo vuoi vedere. Perché non è come il tuo.   Perché non è il tuo.    Perché è più del tuo. E lui è più di te.

 

I primi saranno gli ultimi.       Ti sei fatto primo.   Hai messo te,  al primo posto.  Non Dio.   E sei ultimo.

Gli ultimi saranno i primi.         Eri ultimo.  Piccolo, povero, inutile, indifeso, fragile, debole. Mai fatto Dio,  il primo.     Hai messo Dio  al primo posto.     E sei diventato primo.  In lui.

 

Ecco,   la vera ricompensa.                                                                                                      È  Dio.

 

 

 

 

 

 

Il perdono

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.  Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello»

 

 

Allora il servo  prostrato a terra  , lo supplicava dicendo:   “ Abbi pazienza con me,   e ti restituirò ogni cosa”.      Il padrone ebbe compassione di quel servo,  lo lasciò andare e   gli condono il debito.            E tu,    lo chiedi  il perdono ?

 

Non ci pensi proprio.

Non lo chiedi proprio.  Il perdono.     Non ci sta proprio. Non esiste proprio.    Non ti serve. Non lo vuoi.   Non ce l’hai.       Figurati  se lo dai.

Lo chiedi per finta.    Lo fai per finta.   Per farlo vedere. Per farti vedere.   E lo dai per finta.

E non lo chiedi a Dio.     Te lo sei aggiustato tu,  il debito con lui.    Te lo sei condonato tu.    Te lo sei levato tu. Te lo sei cancellato tu.     E hai cancellato pure Dio.   Così non te lo richiede più.   E non ti condanna più.      Ma ti sei condannato  tu.   Da solo.

 

Lo chiedi a Dio.

Ce lo sai  che hai un debito,  con Dio.   Lo riconosci  il tuo debito,  a Dio.     E vai da lui.

Non era in grado di restituirlo.         Non ce la fai a colmarlo.    Non ce la fai  a ripararlo.  Non ce la fai a ripagarlo.     Lo hai fatto  a Dio.

Prostrato a terra.       E ti inginocchi davanti a Dio.    E ti abbassi davanti a Dio.    E ti getti ai piedi di Dio.       Lo riconosci  che è Dio.

lo supplicava.    E lo invochi. Lo supplichi.  Con il cuore. Con tutto il cuore. Ci metti il cuore.

il padrone ebbe compassione.      Il tuo cuore ha toccato il cuore di Dio.    E ha pietà  di te.

e gli condonò il debito.       E ti dona.  E ti condona.   E ti perdona.  Il tuo debito.      E  non  ci sta più.  E non ti pesa più.     E non te lo chiede più.

 

Appena uscito trovò uno che  gli doveva 100 denari.      Sei tanto felice.  Sei troppo felice. Hai incontrato Dio.    Il tuo debito te lo ha levato Dio.      E non lo vedi più,  il debito del tuo fratello.  E non ci sta più.  E non conta più.    Neppure il suo.

Prostrato a terra, lo pregava.      Ti supplica  come hai fatto tu,  con Dio.     Ti prega  come hai fatto tu,   con Dio.    E lo perdoni come ha fatto Dio,  con te.     E gli condoni  quello che ti ha condonato Dio,   a te.

Abbi pietà di me e ti restituirò.          Non serve più.  Che te lo ridà.     Te lo ha dato Dio.      Ti ha colmato Dio.     Sei pieno di Dio. Sei colmo di Dio.   Ti basta Dio.

 

E ti stacchi  da quel debito.  Lo lasci andare.     Lo passi a Dio.  Lo metti nelle mani di Dio.  Lui,  lo conosce il suo cuore.      Lui sa che fare.  Lascia fare a Dio.  Ci pensa Dio.

E ce la fai a perdonare.                                                                                                       Con il cuore di Dio.

 

 

 

 

 

 

Se commette una colpa

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.  In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

 

 

 

Gesù disse ai suoi discepoli:     “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te,  va e ammoniscilo”.        E tu,  cosa fai ?

 

Non dici niente.

Non ti esponi  proprio.        Non ti scopri proprio.      Non esce fuori.  Non la metti fuori.  Non la fai fuori.   La sua colpa.      Te la tieni dentro. Chiusa, nascosta.    E diventa anche la tua.

Se parli.      La colpa la da lui,  a te.     La passa lui  a te.  La fa scontare lui  a te.     È  lui,  che riprende te.

Ha levato,  Dio.       Così non la vede neppure Dio.    Non lo riprende neppure Dio.   Non lo punisce neppure Dio.    E può fare quello che gli pare.        Ma Dio,  non glielo fa fare.

 

Vai,  e lo ammonisci.

Stavi fermo.  Ma non se ne può più.       Stavi zitto.   Ma se non parli,  ci rimetti tu.    E vai.

 

Se il tuo fratello commetterà una colpa.    Non lo lasciare nella colpa. Non lo abbandonare.

Contro di te.                 Non ha fatto del male a te.     Ma a lui   Più a lui.  Soltanto a lui.

Tra te e lui solo.           La verità del cuore.    Fa bene, a lui  e a te.

Se non  ascolterà.       Prendi con te due testimoni,   che propongono  un accordo.

Se non  ascolterà costoro, dillo alla comunità.      Chiama i rinforzi.    Mettici tutti i rinforzi. Tutti i rinforzi che puoi.    Per salvarlo in tutti i modi.

Se non ascolta neanche la comunità.      Allora si vede che la colpa la vuole.  Che la colpa, se la vuole tenere.  Se la vuole mantenere.        Gli piace.  Se ne compiace.    Più di Dio. Nonostante Dio.

 

E allora che fai?      Metti in campo Dio.   Solo lui sa tutto. Solo lui vede.  Solo lui può tutto.

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome.       State, in due.  Uniti, riuniti .   Nel suo nome.

Li io sono in mezzo a loro.         Viene Gesù.   Ci sta Gesù. È presente Gesù.    Tra di voi.

Se due di voi si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa.      Insieme  a Gesù.   Nel nome di Gesù,  lo chiedi al Padre.     Di intervenire. Di  cambiare. Di riparare. La colpa.

Il Padre mio che è nei cieli,  gliela concederà.     Se glielo chiede il Figlio. Lo fa.  Se lo vuole il Figlio, glielo dà.

 

Ed ecco si aprono i cieli.      E scende in campo Dio. Con tutte le sue schiere.   E ce la fa.  A farlo cambiare.   E ce la fa a riparare,  ce la fa a rimediare.    E ce la fa a risanare,  tutto.

Dio può  tutto.

 

 

 

 

 

 

Prenda la sua croce

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.  Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.  Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?  Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

 

 

“Se qualcuno vuole venire dietro a me,   prenda la sua croce  e mi segua.”                             E tu, la prendi?

 

Non ci pensi proprio.

Non se ne parla proprio.    Non ci deve stare proprio. La croce.   Non deve essere la tua. Figurati se la prendi.

La croce ci può stare per gli altri.    Va bene per gli altri.      E ce li metti tu.  Se non fanno come vuoi tu.

La croce   la vuoi levare anche a Gesù.    Non ci deve stare in croce. Non ci deve andare. Lo vuoi staccare. La vuoi cancellare.   Così diventa come te.       E non ti può salvare.

 

La prendi.

Non la prendevi.      Ma ci metti Dio.    E la prende lui,  per te.                                              Non la portavi.         Ma ci metti Dio.    E la porta lui,  con te.

 

Se qualcuno   vuole venire dietro a me.       Se lo vuoi seguire,  devi fare come lui.  Te lo insegna lui. Te lo fa vedere lui.   Lo fa lui,  prima di te.

Rinneghi se stesso.     Si deve rompere il tuo castello,   per fare posto al castello di Dio.  Si deve rompere il tuo progetto.   Per fare posto al progetto di Dio.  Per te.

Prenda la sua croce.     La tua croce, il tuo dolore,   è quello che ti rompe.   Che ti spezza. Se la prendi,   entra in quella di Gesù.     La porta lui, con te.     E pesa di meno.  E conta  di meno.   E fa male di meno.

E mi segua.      È il tuo si,  al Padre.       Si,  ci sto.   Sì, vengo.   Si, lo faccio.     Quello  che hai preparato  per me.   Quello che vuoi,  da me.

 

Chi vuol salvare la propria vita,   la perderà.          Non cambio strada.  Non giro l’angolo.     Non scappo via.       Perché perdo la mia vita vera.   Quella che ha pensato Dio,  per me.

Chi perderà la propria vita,  per causa mia.        E passo attraverso gli insulti.   E passo attraverso gli sputi.   E passo attraverso i rifiuti.     Con Gesù.  Per Gesù.

La troverà.       Ma non la perdo la faccia.  Ma non la perdo la vita.   Andiamo insieme verso la resurrezione.    E la ritroverò alla fine, la vita.     Ma sarà di più.     Sarà   la mia vita vera. La mia vita intera.    La mia vita eterna.

 

È una vita al cubo.                                                                                                                     Fin da ora.

 

 

 

 

 

 

 

Chi dite che io sia

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».   Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».  E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».  Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

 

 

Disse loro:   “Ma voi, chi dite che io sia?”     Rispose Simone Pietro:   “Tu sei il Cristo,        il Figlio del Dio vivente”.      E tu,  cosa dici ?

 

Manco fiati.

Ti dicono che Gesù     è solo un uomo.    Niente altro che un uomo.   E tu li lasci dire.        E non dici niente.

Ti dicono che  Gesù    è un profeta.        Niente altro.  Niente di più.      E tu li lasci fare.      E non dici niente.

Ti dicono che  Gesù    non è il Figlio di Dio. Non è Dio.      Per staccarti da Dio.  E farti cadere con loro,  come loro.      E glielo lasci fare. Glielo fai fare.    E non dici niente.

 

Tu sei il Figlio di Dio.

Non dicevi niente.         Ma non ci stai più.     E vai da Gesù.                                                  Ci cascavi.                   Ma non ci caschi più.     E vai da Gesù.

Ma voi.           Lo chiede a te. Proprio a te. Non ad altri.    Non ti girare indietro.    Dice a te. Chi dite che io sia?     Devi rispondere tu. Devi parlare tu. Devi dire tu.   Da che parte stai.

 

Tu sei il Cristo.          Sei tu Gesù,  che aspettavo.      Sei tu il Cristo,  mandato dal Padre.  Il Figlio di Dio.            Tu sei   il Figlio di Dio.  L’unico Figlio di Dio. Che sta in Dio. Sei Dio. Sei Dio in Persona .      Sei Dio,   che è venuto da me.                                                         del  Dio Vivente.            Sei il Figlio del Dio Vivente.    Che vive.   Che ha in sé la vita.     Che è vivo da sempre e  per sempre.    Più vivo di me.

Né carne né sangue  lo hanno rivelato.      Non viene dagli altri. Questo.  Non viene da te.  Ma il Padre mio.         Viene solo dal Padre.      Solo il Padre lo sa.   Solo il Padre te lo da.  Il Padre mio.               Lo Spirito del Padre te lo fa sentire.  Te lo fa provare. Te lo fa gridare. Parla lui,  per te.   Parla lui,  in te.

 

Su questa pietra.      Se Dio  è la tua roccia,   diventi  roccia.      Se Gesù.  è la tua pietra angolare,    anche tu  diventi pietra.                                                                                 Edificherò la mia chiesa.               E diventi mattone.   Della casa di Dio.                            Non prevarranno su di essa.         Nessuno la può far crollare,  la Chiesa.     Perché è  il Signore Dio,   che la tiene,  che la sostiene, che la contiene.    Perché è  il corpo mistico del  Signore Gesù,   risorto.

 

E dentro,  ora    ci sta un coro,   che dice.                                                                            Tu sei  il Cristo,   il Figlio del Dio Vivente.